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Indice delle storie di questa pagina e di altre ancora, e di melodrammi e film legati alla novella finale del Decameron






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INDICE
CRONOLOGICO


NOTE
                                                                     ADALINDA GASPARINI      PSICOANALISI E FAVOLE


è un indice delle fiabe e delle novelle descritte in questa pagina, con l'indicazione di altre storie, melodrammi e film legati a Griselda


INDICE CRONOLOGICO
(I titoli su sfondo bianco sono linkati a pagine di questo sito o di Fabulando; quelli su sfondo beige a versioni online ad altri siti)
Data
Autore
Novella
fiaba
Trama
0
Ovidio
Metamorfosi, X, 243 sgg.
Pigmalione
Panepinto o Cocco Confetto
1160
Marie de France
Il Lai di Fresne
Augel Belverde
La donna che partorisce due bambini è stata fecondata da due uomini: una nobile abbandona una delle due figlie, che viene salvata e riconosciuta dopo molte peripezie.  

1300

Anonimo

Le mille e
una notte

Shahriyar e Shahrazad

Breve storia delle mille versioni

Il segreto di Shahrazad


La storia cornice del capolavoro arabo vede un sultano che reagisce al tradimento della moglie favorita facendosi condurre come sposa una vergine ogni sera, e facendola soffocare al mattino dal suo visir. Finché Sharazad, figlia del visir, chiede e ottiene di essere lei condotta in sposa dal sultano e raccontando storie ottiene la sospensione della condanna a morte. Senza fine la raccolta in arabo, lingua nella quale mille e uno significa innumerabile, come il toscano millanta, o come l'evangelico settanta volte sette. Boccaccio probabilmente entrò in contatto con l'opera nel suo soggiorno napoletano, dalla quale potrebbe aver tratto ispirazione per la storia cornice. Non mi sembra che si sia collegata Griselda al tema della storia cornice della raccolta araba, eppure leggendo il Decameron si trovano saladini e sultani, e perfino un letto volante, analogo ai tappeti volanti. Ci sono, considerando solo la decima giornata, almeno due negromanti, che sembrano disporre delle prerogative dei jinn, geni delle lampade.  
Si legga la novella VII della II giornata, nella quale si racconta di Alatiel, figlia del sultano, che essendo stata rapita mentre andava in sposa al re del Garbo, dopo diverse peripezie si sposò regolarmente col re mentre ...con otto uomini forse diecimila volte giaciuta era, [e] allato a lui si coricò come pulcella e fecegli credere che così fosse; e reina con lui lietamente poi più tempo visse. E perciò si disse: "Bocca basciata non perde ventura, anzi rinnuova come fa la luna".
Il senso della parentela fra Le Mille e una notte arabe e il Decameron potrebbe essere lo stesso enunciato da Shahriyar: è legittimo regnare avendo subito una tale onta? Sia Shahriyar, sultano delle Indie (dal 1206 quasi tutta l'India era uno stato islamico, sotto il Sultanato di Delhi, al quale subentrò nel 1526 l'impero dei Moghul) sia il fratello minore Shahzaman, sovrano della Tartaria, si pongono questa domanda e lasciando il trono vagano per il mondo cercando la risposta. Solo quando vedono che una fanciulla vergine ha una collana con cento anelli - gli ultimi due avuti proprio da loro - uno per ogni volta che ha tradito il demone che l'ha rapita la vigilia delle nozze e la tiene in fondo al mare, in una cassa serrata da catene d'oro e d'argento, e la fa uscire solo per dormire un poco col capo sul suo grembo, capiscono che nessuno può costringere le donne alla fedeltà se le donne non vogliono. Entrambi tornano a regnare, e Shahriyar per non essere più tradito si fa portare una vergina la sera e la fa soffocare al mattino. Fino a quando Shahrazad, la figlia del visir, lo stesso che ha il compito di strangolare le donne prima che possano tradire, sceglie di andare in sposa al sultano, e lo intrattiene con racconti talmente belli che il sultano rimanda l'esecuzione giorno dopo giorno.
E poi? domanda il bambino che ascolta la storia appena si spegne la voce della narratrice. E' la stessa domanda che si pone il sultano, e il desiderio della continuazione gli fa sospendere la condanna a morte. Se una notte Freud fosse nella sontuosa stanza dell'insonne sultano delle Indie, non direbbe forse che il grande sovrano si è reso conto di non esser padrone in casa propria? E se intendessimo
casa propria il proprio corpo, e il corpo della donna che chiama e contiene il desiderio maschile, come il membro stesso?
Freud non ha insistito sul fatto che subentrare al re, e sposarne la regina, significa diventare il signore assoluto della città, del suo esercito, e amministrare la legge. Per questo dall'incesto nel quale la regina di Francia vuole coinvolgere il conte d'Anguersa
, il nobile fugge affrontando una condizione di miseria, di umiltà, che non è difficile paragonare al servizio nel pollaio della principessa coperta dalla pelle d'asino.
La stabilità della società umana ha il suo cardine nella gerarchia, che deve essere stabile nella famiglia come nelle istituzioni sociali. Solo su questa stabilità poggia lo scorrere del tempo senza il quale tutto diventa fluido, come in un sogno notturno. Per questo Hartmann von Aue fa dire al consigliere chiamato in soccorso dai fratelli incestuosi che hanno sovvertito l'ordine del mondo, e Thomas Mann glielo fa ripetere nell'
Erwalte.
Nelle storie d'incesto si racconta la natura finzionale della realtà nella quale viviamo, insieme all'impossibilità di risolvere gli enigmi che la vita pone. Solo grazie a un taglio, a una lama affilata, si può procedere oltre quel nodo, come la risposta di Edipo alla Sfinge, come il colpo do spada di Alessandro Magno sul nodo di Gordio. Ma il potere acquisito, la sovranità bella, viene presto perduta, ammonendo col nostro pessimista amante della vita, che l'Io non è padrone in casa propria. 
Non c'è soluzione, dice la mancanza di un finale nei manoscritti arabi trecenteschi. Un finale occorre, dice Giovanni Boccaccio col Decameron: le donne non si possono dominare, ma si possono amare, riconoscendo la loro crudeltà come la loro tenerezza, la loro infedeltà come la loro fedeltà. Il Decameron ha un finale, che è la novella di Griselda, ma questo finale ammette molte verità, sull'uomo come sulla donna, e solo la volontà di risolvere - risolvere come sciogliere, sciogliere un nodo - può affannarsi a non riconoscere che se la donna è indomabile è l'unicità del fallo, e lo stesso dio che ne è garante, a impallidire e dissolversi.


Mille e una notte
Il rubino, Notte VIII, Favola IV
Il duello magico metamorfico
1348
Giovanni Boccaccio
Ghismonda e Guiscardo IV, 1
Lisabetta da Messina IV, 5
Doralice, Notte IV, favola I
Non far sposare la figlia o la sorella significa tenerle per sé. Da qui la tragedia, se non c'è la fuga, che nel caso di Doralice non è definitiva, lasciando il padre dormire con i suoi figlioletti. La tragedia nelle due novelle del Decameron è totale, manca l'aiutante femminile, la madre del principe straniero in Pelle d'asino, la nutrice in Doralice  
La principessa di Vallepelosa Cornice portante del Cunto de li cunti
E così detto, non altramenti che se una fonte d'acqua nella testa avuta avesse, piangendo cominciò a versare tante lagrime, che mirabile cosa furono a riguardare, basciando infinite volte il morto cuore.  (Boccaccio, Decameron, Giornata IV, Novella I)
Difficile pensare che per l'evento centrale della sua fiaba cornice, che è, come si è detto, anche la cinquantesima, Basile non avesse in mente la novella di Guiscardo e Ghismonda, che una volta scoperti muoiono: lui al servizio del principe di Salerno, Tancredi, viene ucciso per ordine suo, lei, sua figlia, inonda la coppa contenente il cuore dell'amato, che il padre le manda, di lacrime, poi vi versa una bevanda che ha avvelenato e beve il contenuto della coppa, mettendosi a giacere col cuore di Guiscardo sul suo, e con le ultime parole prega il padre di seppellirla con lui. 
Cosa manca a Ghismonda e Guiscardo per vivere, mutando in clemenza la collera di Tancredi?  Manca qualcosa che è già in Boccaccio, per esempio nei motti che cambiano la situazione disperata o semplicemente svantaggiata dei protagonisti, e che è nelle fiabe - fatta eccezione in quella di Renza e Cecio, che finiscono come Giulietta e Romeo, ovvero come gli amanti condannati dalla legge e dalle consuetudini. Manca una libertà dalla pietrificazione dell'anima, per così dire, quando la legge sorprende gli amanti illegittimi. Si può dire che la g
erarchia in forza della quale Tancredi, pur addolorato, condanna a morte Guiscardo, e, implicitamente - non volendolo! - la figlia amatissima, è la stessa alla quale sono soggetti - della quale sono soggetti quanto Tancredi! - Ghismonda e Guiscardo. Lo stesso assoggettamento riguarda Canace (Ovidio Eroidi, XI), alla quale il padre Eolo dio dei venti invia una spada perché si uccida, avendo scoperto che ha avuto un figlio dall'unione col fratello Macareo. Né il fratello la soccorre, né Canace pensa di sottrarsi alla condanna paterna.
Nelle fiabe c'è uno scarto grazie al quale il/la protagonista si affranca da sé (come l'analista, che nelle parole di Lacan si autorizza da sé!) dalla gerarchia, e anziché pietrificarsi la pietrifica temporaneamente e riesce a vincere. Di questo scarto sono parte di solito determinanti la fata, il mago, la vecchia che dona la mandorla, l'animale parlante, il vecchio che interroga l'attante lungo il cammino, il gatto mammone, la gatta con gli stivali... Come dire che la lacerazione nel tessuto sociale gerarchico avviene per un'autonoma incursione nell'ignoto, prima delle fiabe - ma già i cantari realizzano questo scarto - accessibile solo con la mediazione dell'autorità religiosa, di quella civile, o di entrambe. Nelle Mille e una notte questo scarto è limitato, perché è in ogni caso subordinato all'autorità del Califfo, affiancato dal visir persiano Giaafar e dal boia Masrur, che convocando i personaggi nel suo palazzo ricostruisce la storia, premia i buoni e punisce i cattivi. (1° aprile 2022)

1348
Giovanni Boccaccio Il conte d'Anguersa e i suoi figli, giornata II, novella VIII Pelle d'asino
Il finale col principe malato d'amore la cui madre scopre la causa della malattia e gli fa sposare la povera ragazza che ama, che in seguito si scoprirà essere figlia del conte d'Anguersa, restaurato nella sua dignità dopo tante umiliazioni e peripezie sue e dei suoi figli. Il tema dell'incesto è presente perché il conte è in posizione subordinata al re di Francia, quindi se accettasse l'offerta della regina violerebbe la gerarchia come il figlio che giace con la madre. Questa storia dovrà quindi figurare anche nel tema Enigma Edipo.
1348
Giovanni Boccaccio
Griselda, X , 10
Centesima e ultima novella del capolavoro di Giovanni Boccaccio

Cantare di Stella e Mattabruna


L'Augel Belverde


A.Puškin
Fiaba dello zar Saltan e di suo figlio il glorioso e potente principe Gvidon Saltanovič e della bellissima principessa cigno
Gualtieri, nobile e amato marchese di Saluzzo, non vuole sposarsi. Quando i sudditi lo pregano di dar loro un erede, sceglie Griselda, bellissima pastora figlia dell'umile Giannucole. le propone il matrimonio a patto che prometta di non criticarlo mai, qualunque cosa lui faccia, e di non mostragli mai un viso triste o corrucciato. Griselda promette, e mantiene la promessa pur essendo sottoposta a un serie impressionante di prove crudeli, al termine delle quali Gualtieri riconosce l'onestà e la fedeltà della donna.
1373
Francesco Petrarca
De insigni oboedentia et fide uxoria (Griselda, Senili, XVII, 3) Traduzione facente parte dell'Epistola indirizzata a Boccaccio, dal quale aveva ricevuto una copia integrale del Decameron. La traduzione della novella di Griselda ebbe una larga circolazione in Europa, e fu la base per le traduzioni successive, compresa la rinarrazione di Chaucer, The Tale of the Clerk. 
1374?
Giovanni Sercambi
Novelle
De muliere costante (del conte Artù, che prese donna a suo modo)

1378
Ser Giovanni
Il Pecorone, Giornata X, novella I Giornata X, novella I. Dionigia moglie calunniata del re d'Inghilterra) pp. 203-212 (214-223) La novella ha in comune con Griselda la persecuzione della protagonista, qui ad opera della regina madre, come nelle fiabe dell'Augel Belverde, la sua condizione oscura - ma a differenza di Griselda Dionigia è una principessa di sangue reale in incognita - e la condanna a morte dei due gemelli eredi legittimi del re di Francia. Costretta a mettersi in mare, ma non abbandonata alle acque con la prole come Danae con Perseo, Dionigia cresce i figli a Roma, fin quando suo fratello, ora asceso al trono di Francia, e suo marito, si trovano a Roma e vengono riconosciuti da lei, che rivela al papa tutta la storia. Grazie al papa avviene la generale agnizione. Con Il Pecorone siamo nello stesso secolo di Boccaccio, e leggiamo una novella che è la matrice della favola dell'Augel Belverde. La rinarrazione di Straparola legata a questa storia è anche la favola di Doralice, Notte IV, favola I.
1387
Geoffrey Chaucer
Griselda (The Tale of the Clerk)
Canterbury Tales



1735
Zeno-Goldoni Vivaldi
Griselda, melodramma

1348
Giovanni Boccaccio
Decameron V, 1; Cimone amando divien savio...
Lo scarafone, lo sorece e lo grillo
La fonte della scena del boschetto con il rozzo giovane e la fata, è riferibile all'iniziazione del rozzo Cimone alla vista di una giovane bellissima, che muove sentimenti he ricordano perfino il sonetto Tanto gentile di Dante. Non solo, racconta Boccaccio che racconta Panfilo, amor al cor gentil ratto s'apprende, ma anche la bellezza suscitando amore rende gentile un cuore fino a quel momento rozzo.
(Vedi anche la nota nella pagina citata a fianco Lo scarafone, lo sorece e lo grillo)
1348
Giovanni Boccaccio
Decameron, III, 9: Giletta da Narbona
Isabella e Ortodosio, Straparola 1553


Catarina la sapiente
Difficile pensare che le tante fiabe nelle quali la sposa non amata si unisce al marito fingendosi un'altra non dipendano da questa meravigliosa novella di Boccaccio. Sembra una sceneggiatura cinematografica, o una pièce teatrale.
Il motivo del volo notturno a cavallo di un demone, che provvede con generosità alla creatura che ha trasportato fornendole l'abito e il gioiello che proveranno la sua fedeltà, potrebbe essere orientale, trovandosi più volte nelle fiabe delle Mille e una notte. Giunto in Italia attraverso la presenza degli arabi in Sicilia, o perché il misterioso Straparola l'aveva appreso durante un suo soggiorno in Oriente come delegato della Serenissima Repubblica di Venezia, ha avuto il successo che meritava.
Si veda almeno, splendido esempio, la fiaba raccolta in Sicilia da Giuseppe Pitrè: Catarina la sapienti. Il diavolo è scomparso da questa fiaba come da quasi tutte le storie. Al suo posto troviamo una straordinaria sapienza, pari a quella di Shahrazad, che le permette di tenere testa al re suo sposo. Catarina raggiunge le tre città prima che arrivi il suo sposo, non a cavallo di un demone, ma con velocissimi brigantini, e sposa felicemente lo stesso re che lacrede imprigionata nella ghiacciaia del suo palazzo, per tre volte. Alla fine, quando il re sta per sposare una principessa inglese, gli si presenta con i loro tre figli donandoci una riconciliazione che non ha richiesto cedimenti della dignità e della sapienza femminili. (Vedi Caterina la sapiente, in Fabulando. carta fiabesca della successione).
1348
Giovanni Boccaccio
Decameron IV 5
O bianco viso
Coricossi adunque il giovane accanto a lei senza toccarla: e raccolto in un pensiere il lungo amor portatole e la perduta speranza, diliberò di più non vivere; e ristretti in sé gli spiriti, senza alcun motto fare, chiuse le pugna, allato a lei si morì.
E dopo alquanto spazio la giovane maravigliandosi della sua contenenza, temendo non il marito si svegliasse, cominciò a dire: "Deh, Girolamo ..." (Decameron, IV, 8)
In questo come in altri passaggi, Basile doveva aver in mente Boccaccio, probabilmente proprio questa novella.
La morte, volontaria o per incurabile malattia d'amore, è la forma estrema di dissoggettamento. Dove la morte somiglia all'amore, perché è il solo dissoggettamento consentito all'amante.
1553
Straparola
Le piacevoli notti
Flamminio
tutti i Giovannin senza paura, che finiscano bene o male
Pietropazzo
Basile, Peruonto
Il ladro matricolato
tutti i ladri matricolati popolari fino a oggi
La Gatta, XI, 1
Tutti i Gatti con gli stivali sono figli di questa Gatta di Straparola, fermo stando che può essere stata preceduta da altri gatti, come quello sul mosaico pavimentale che ricorderemo con precisione.
Per una versione italiana contemporanea, vedi in
Fabulando. Carta fiabesca della successione, la fiaba in formato e-book, che comprende inoltre l'e-kamishibai della fiaba, un filmato della fiaba su youtube, e la storia della storia dal XVI secolo a oggi, narrata dalla Gatta: http://www.fairitaly.eu/joomla/Fabulando/Gatta-stivali/Gatta-stivali-IT.html.
1634
Basile Cunto de li cunti
La foresta d'agli
Fantaghirò
Nennillo e Nennella
Hansel e Gretel
Li sette palommielle
Vari fiabe dei Grimm, Sette corvi, Dodici cigni fiabe nelle quali la sorella deve umanizzare i fratelli. Se l'origine come pensiamo è questafiaba di Basile, quel che c'è da fare è lo scambio fecondo tra maschile e femminile. L'umanizzazione del maschile sembra impossibile senza la relazione agapica col femminile. Analogamente la disumanizzazione del femminile avviene per lo scontro col maschile brutale - L'Orsa, Pelle d'asino.
Sole, Luna e Talia
Tutte le Belle addormentate

















Online dal 13 marzo 2024
Ultima revisione 17 marzo 2024
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