ADALINDA GASPARINI                PSICOANALISI E FAVOLE
BOX in LIBeR n. 57 BREVE STORIA DELLE MILLE VERSIONI gen-mar 2003, Idest
Campi Bisenzio

Ai tempi dell'Alhambra e di Boccaccio

Risalgono al XIV secolo i manoscritti arabi più antichi delle Mille e una notte, tra i quali il manoscritto siriano conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi è considerato il più bello. Risalgono al X secolo riferimenti a una raccolta di storie col numero mille nel titolo, e abbiamo qualche manoscritto successivo al sec. XIV che si dichiara copia fedele di un testo anteriore, ma nessuna storia dell'opera può cominciare prima del Trecento. Tutti i manoscritti del XIV secolo contengono meno di trecento notti di racconto, e nessuno di loro ha un finale.

Ai tempi del Re Sole e degli Illuministi

All'inizio del Settecento Antonie Galland, un erudito arabista di umili origini, vedendo come Parigi amasse le fiabe di Perrault, ricordò le storie meravigliose che aveva sentito in Medio Oriente e si fece mandare un manoscritto dalla Siria, proprio quello tuttora conservato a Parigi. Lo tradusse in francese con grande sensibilità e la sua opera ebbe un successo tale che diede seguito alla traduzione con un gruppo di storie che gli aveva raccontato a Parigi un cristiano maronita di Aleppo. Tra queste la fiaba di Aladino e quella di Alì Babà, che da allora per il pubblico sono parte integrante della raccolta. Di Galland è il primo finale dell'opera, con il sultano guarito dalla sua mania crudele che vivrà felice e contento con Shahrazàd. Le Mille e una notte, tradotte in oltre cinquanta lingue diverse in numerosissime edizioni, furono il best seller del Secolo dei Lumi.

Nel secolo del Romanticismo e del Positivismo

Vengono pubblicate le prime edizioni arabe della raccolta, in India (Calcutta, 1814-1818 e 1839-1842) in Germania (Breslavia, 1826-1843) in Egitto (Bulàq, 1835). Escludono alcuni materiali inseriti da Galland, ne accolgono altri, e moltiplicano per quattro le dimensioni dei manoscritti trecenteschi per compiere le mille notti di racconto, inserendo materiali eterogenei, dalle piccole storie sapienziali ai romanzi epici delle crociate. Arabisti inglesi, tedeschi e francesi traducono da queste edizioni, senza preoccuparsi della loro eterogeneità, sia operando integrazioni e tagli, sia riplasmando le storie, secondo il loro gusto, con risultati a volte splendidi in senso letterario. Innumerevoli poi le traduzioni che si dichiarano condotte sul testo arabo, e che invece ritraducono disinvoltamente altre versioni europee. Nel 1839 un altro erudito orientalista, Pétis de La Croix, pubblicò a Parigi i Mille e un giorno, nel quale compare per la prima volta la storia di Turandot. Verso la fine dell'Ottocento inizia il lavoro filologico sulla raccolta, che mette ordine fra i manoscritti e le edizioni, datandole e ordinandole per pruppi di storie.

Il secolo appena trascorso

Nel 1948, sotto la direzione del nostro grande arabista Francesco Gabrieli, si stampa la prima traduzione italiana da un'edizione araba, quella egiziana. Nel 1963 (The Art of Story-telling, M.I. Gerhardt, Leiden) si pubblica un lavoro filologico ampio ed esauriente, dopo il quale nessun traduttore o studioso dovrebbe ignorare la storia della raccolta. Ma le edizioni successive delle Mille e una notte ignorano gli studi filologici rigorosi: è il caso del traduttore in francese René Khawam, che dà alle stampe una versione di Aladino in cui afferma che risalirebbe alla cultura islamica del sec. XI, mentre il testo più antico che abbiamo è quello di Antoine Galland (A. Gasparini, Una storia della storia di Aladino. Kabikàj, in Aladino e la lampada, meravigliosa. Viaggio psicoanalitico, Firenze 1993). La dizione che figurava per Aladino "Testo stabilito sui manoscritti originali", è la stessa che figura sulla versione francese delle Mille e una notte, tradotta in italiano e pubblicata nel 1989 con una prefazione di G. Manganelli e distribuita nel 2002 da un quotidiano di grande diffusione, senza che si sia levata una voce significativa sulla disinvoltura della definizione e della traduzione, che allude fra l'altro a un manoscritto del XII secolo, che non esiste.
Mentre traduttori, eruditi, studiosi e scrittori si sono dati tanto da fare intorno alla raccolta, che resta tuttora un best seller mondiale, solo alla fine del Novecento un filologo arabo ha curato l'edizione del manoscritto siriano del XIV secolo (M. Mahdi, Leiden 1990) e ne è comparsa una versione in inglese (H. Haddawy, New York 1990).

Il nostro secolo

Possiamo esser certi che la raccolta di Shahrazàd, della cultura indoiranica, di Antoine Galland, degli arabi dell'India e dell'Egitto, degli imbroglioni e dei fedeli traduttori, dei filologi e dei truffatori, sarà un best seller anche nel nostro secolo. Speriamo che all'affermazione ossessivamente ripetuta a ogni nuova traduzione, che il pubblico potrà gustare per la prima volta le vere, originarie e originali Mille e una notte, subentri il desiderio e il piacere di osservare che questa raccolta, come l'insieme delle fiabe di tutto il mondo, non appartiene a un tempo piuttosto che a un altro, né a un popolo più che ad altri. Il racconto, come il linguaggio, trovandosi preso dalle menzogne o dalle rigidità degli studiosi come dei lettori, si libera dai loro lacci in un batter d'occhio, con la grazia dei racconti che tutto il mondo ama e ricorda e trasforma, anche quando si illude di trovarne le mitiche origini.
Il lettore italiano contemporaneo potrà gustare la raccolta sia in una delle numerose traduzioni dal francese di Galland, sia nella versione dall'arabo a cura di F. Gabrieli, sia in quella di R. Khawam: se ama indagare, potrà leggerle in parallelo, schiudendo orizzonti affascinanti quanto le fiabe stesse.

Nota aggiunta il 7 ottobre 2016

Lavorando all'e-book, per Fabulando. Carta fiabesca della successione, L'uccello Bulbul Hezar (Storia di due sorelle gelose della più piccola), segnaliamo due preziose versioni integrali delle Mille et une nuit di Antoine Galland. La prima è la pubblicazione nel 1995 della Grub Street Edition (Arabian Nights Entertainment [London 1705-1721], Edited with an introduction and Notes by Robert L. Mack, Oxford University Press 1995).
La seconda è la prima traduzione integrale italiana della verskone francese di Galland, accessibile online, anonima come quella inglese, che ci pare molto bella per fedeltà alla lettera e allo spirito dell'originale, indubbiamente superiore alle traduzioni successive, ripubblicate fino a oggi: Novelle Arabe divise In mille, ed una Notte. Tradotte in Francese e dal Francese nel volgare Italiano. Venezia: Sebastiano Coleti 1721-1722. (Il XII e ultimo tomo è accessibile on line su Google libri; consultato il 30/09/16. Altri tomi di questa prima traduzione italiana sono accessibili online su Internet Archive). In Fabulando proponiamo un e-book - accessibile dalla Carta della fiaba - che riproduce questa prima traduzione italiana della Storia di due Sorelle gelose della loro Cadeta (L'uccello Bulbul Hezar), che Antoine Galland scelse come ultima storia raccontata da Shahrazàd al sultano, al termine della quale scrisse secondo il suo gusto il finale della storia cornice delle Mille e una notte.
Citiamo infine The Arabian Nights in Historical Context: Between East and West, Edited by Saree Makdisi and Felicity Nussbaum, Oxford: Oxford University Press 2008. Negli ultimi decenni studi come questo permettono di indagare con rigore la storia delle Mille e una notte, riconoscendo nella raccolta, dalle sue origini a oggi, il continuo attraversamento di confini fra culture diverse. Si segnala infine la traduzione italiana dalla versione inglese di Haddawy, che consente qualche confronto dell'Editio Princeps di Galland con la sua fonte, il manoscritto siriano del XIV secolo sul quale ha basato la sua versione l'arabista Muhsin Mahdi (M. Mahdi, The Arabian Nights): Le mille e una notte. Prima traduzione italiana del più antico manoscritto arabo stabilito da Muhsin Mahdi. A cura di Roberta Denaro. Introduzione di Vincenzo Cerami. Traduzione dall'arabo di Roberta Denaro e Mario Casari. Roma: Donzelli Editore 2006.

Il nostro rammarico resta: nessuno dei manoscritti arabi delle Mille e una notte che si trovano in alcune biblioteche occidentali, regolarmente catalogati, è mai stato pubblicato integralmente. Se sapessimo l'arabo avremmo cercato di farlo noi: temiamo che trattandosi di storie che abitano a pieno diritto occidente e oriente, cultura araba e cultura cristiana, non paiano convenienti a sostenere l'identità di nessuna delle due culture, nella misura in cui si basano sulla contrapposizione.



Penultima revisione 4 novembre 2018
Ultima revisione 3 ottobre 2022