ADALINDA GASPARINI              PSICOANALISI E FAVOLE

FIABE ITALIANE ANTICHE, REGIONALI E ALLOGLOTTE
VIII
L'ORCO

ITALIANO
1893



L'ORCO
(Del popolo di Grottaglie)
In un bosco viveva un Orco. Era un vecchio di più che cento anni, dalle chiome cadenti sulle spalle, e dalla barba lunghissima scendente sul ventre, chiome e barba bianchissime come spuma, Egli era lo spavento dei paesi circostanti, i quali inutilmente avean tentato varie volte di dargli la caccia: l'Orco era invincibile. Si nudriva egli di umana carne, e più volentieri cucinava i bambini. Un giorno però volle andare più oltre, e alla sua donna disse:
- Bada alla casa, perché io vado fuori a procurare un po' di cibo. Ho desiderio di mangiare una donna, sposa da pochi giorni.
E uscì.
Nel bosco raccoglieva legna uno stuolo di allegre contadine, L'Orco si appressò ad esse, e dicendosi un povero pastore, cominciò a interrogarle sull'esser loro. Chi gli disse una cosa, chi un'altra. Volse finalmente la parola all'ultima: era costei una vaghissima donna, di forme stupende, a nome Stella.
- Eh, lasciatela stare in pace colei, - gli dissero le altre.
- O perché? - domandò  l'Orco.
- Perché colei ha da badare ad altro, ha da badare allo sposino che troverà in casa questa sera, ha da badare ai dolci complimenti...
L'Orco non le lasciò finire.
E domandò:
- Da quanti giorni è sposa?
- Da quattro.
A questa risposta, egli sorrise di compiacimento. Poco dopo, salutandole, si allontanò dall'allegre contadinotte, e andò a sdraiarsi accanto al tronco di una grosso albero di ulivo, presso il quale dovevano passare alla sera le povere fanciulle per andare in paese.
Attese, attese. L'aria cominciò ad imbrunire. Da bosso levossi un rustico canto: le poverine avean sospeso i lavori, e tornavano.
È facile immaginare ciò che avvenne: quando da fianco del vecchio passò la vaga sposa, egli con una mano la ghermì, e la trasse a sé. Le compagne cominciarono a gridare, mentre la prigioniera piangeva e basiva, come rondinella ghermita dal falco...
Fu tutto vano.
L'Orco non si commosse a tante preghiere, a tante lacrime. Egli, col prezioso fardello fra le braccia, ritornò in casa.
- Sta' allegra, - diss'egli alla moglie, - che il mio desiderio sta per esaudirsi: domani mangeremo una sposa di fresca data, di soli quattro giorni.
Intanto nel paese, sparsasi la nuova, tutto era sossopra. L'infelice marito non sapeva darsi davvero pace: crudel destino! Vedersi rapita la sposa dopo solo quattro giorni...
I parenti di lui, e quelli dell'infelice donna, si davano un gran da fare per cercare un rimedio a tanta sciagura: chi ricorse a una strega, chi al confessore, chi al re...
Tutto inutile.
Mentre, incerti dell'avvenire, tutti erano in preda allo sgomento, si fece largo tra la folla un uomo. Un uomo? Uomo per età, per propositi, pei baffi che gli ornavano le labbra, non per statura, né per apparenza, imperocché egli era un piccolo ometto, alto non più di trentacinque o quaranta centimetri, e parlava con una vocina dolce ed esile sì che parea fosse quella d'un bambino di cera.
Si fece dunque largo nella folla, e, giunto presso lo sventurato marito, dissegli:
- Vuoi tu riacquistare tua moglie?
Nel mirar quel mostriciattolo la gente rise, e pur facendo forza al suo dolore, rise il marito.
Quello continuò:
- Voi ridete, perché credete che io voglia scherzare... eppure non è così. Io parlo da senno. È mio destino far sempre bene agli uomini sfortunati, e più alle donne. Io ho detto che ho il potere di farti riacquistare la perduta tua donna, e mantengo la parola. Seguimi, e vedrai.
Il marito non sapea che fare. Chi lo incoraggiava a seguire il misterioso nano, chi  ne lo dissuadeva temendo un'insidia anche per lui.
- Non sei ancora ben sicuro di me? - proseguì poco dopo lo sconosciuto. - Ebbene, ti dico ciò: se io ti ingannerò, tu potrai punirmi come più piace a te; se poi saprò renderti tua moglie, tu mi dovrai premiare nel modo stesso che io ti indicherò.
Queste ultime parole impressionarono favorevolmente il marito, che si decise a seguirlo.
Camminarono per ore ed ore, e verso l'alba giunsero nel bosco. La casa dell'Orco si elevava silenziosa negli alberi folti.
Il nano bussò all'uscio.
- Chi è? - domandò una voce sonnacchiosa.
- Siamo due viandanti smarriti, - rispose il piccolo uomo, - e chiediamo un poco d'acqua.
Mentre udirono il rumor dei pesanti passi dell'Orco che si appressava alla porta per aprire, il nano disse al marito:
- Attento: quando io pronunzierò questa parola: «Addio» tu prendi nelle braccia tua moglie, e scappa. Verrò poi a raggiungervi.
La porta si aprì, e i due visitatori entrarono.
L'Orco li accolse molto cortesemente, li fe' sedere, e porse loro una brocca d'acqua freschissima.
- E così, papà, - disse il nano, - come state?
- Eh, mio caro, si tira innanzi alla meglio... - rispose sorridendo il vecchio.
E l'altro:
- Vi vedo molto lieto e soddisfatto: avete forse da dirmi qualche buona nuova?
- Ma che cosa vuoi che ti dica? Io non so nulla delle cose del mondo, e vivo solitario in quest'eremo.
- Eppure mi apparite assai di buon umore. Dovete avere certamente qualche prelibato cibo per oggi, vero?
- Eh, si mangia quel che si può raccogliere...
- Sentiamo, sentiamo che cosa mangiate...
L'Orco si rabbuiò in viso. E rispose:
- Un piatto di legumi, e un bicchier di vino...
- Non può essere papà, non può essere.
- Eppure è così...
- Non può essere, perché dianzi ho inteso un lamento uscir da quella stanza... vi è qualche bel bambino, eh?
- Che bambino, e bambini...
- Papà, voi non sapete dir le bugie. Ebbene, credete forse che io voglia toglierlo? V'ingannate. Fatemi vedere dunque questo prelibato boccone... Andiamo...
L'Orco negò, e negò per un buon pezzo. Poi messo alle strette da quell'importuno visitatore, confessò di avere un buon boccone... E si oppose pure per un buon pezzo al desiderio di colui di farglielo vedere, poi cedette...
La povera donna giaceva legata per terra, ed era più morta che viva. La celletta nella quale era stata rinchiusa era così piccola, ch'ella a stento trovava modo di muoversi alcun poco. Non c'era luce, e quasi vi mancava l'aria.
Il nano misterioso riguardò a lungo la vaga prigioniera, e poi disse all'Orco:
- Vi fo i miei complimenti, papà, avete saputo ben scegliere...
Dopo poco col compagno fecer mossa di voler partire. Si sprofondò in inchini e ringraziamenti, giurando di volerne serbare eterna gratitudine.
- Anzi, - soggiunse con voce commossa, - per mostrarvi quale venerazione nutro per voi, papà, voglio baciarvi le mani e i piedi.
L'Orco sorrise di compiacimento, e gli porse le mani e i piedi.
Il piccolo uomo, dopo aver baciato le grasse mani del vecchio, si chinò in terra.
Egli allora guardò il compagno, e pronunziò la parola: «Addio».
Nel medesimo istante addentò colla bocca piccioletta, e co' dentini aguzzi come punta di spillo, un dito del piede dell'Orco, e strinse.
L'Orco cominciò a gridare disperatamente, ma essendo assai grosso e corpulento non potea piegarsi fino a terra per punire l'importuno assalitore. E mentre gridava, e si agitava, il marito corse nella celletta, liberò da' ceppi la sua bella moglie, e presala tra le braccia, fuggì nel bosco, ove dopo poco, rivide il suo salvatore, il nano misterioso.
- Dicevo il vero, o la bugia? - disse costui al marito, che era raggiante di gioia.
Il marito non rispose, ma colle lagrime agli occhi, lo prese tra le braccia, e cominciò amorosamente a baciarlo e a colmarlo di carezze.
Dopo di avergli espresso in tal modo la sua gratitudine, disse:
- Ed ora dimmi che cosa vuoi ch'io faccia per te... non sarà che ti neghi nulla.
Il nanetto sorrise, poi disse:
- Nulla, nulla io voglio, possa tu viver felice con tua moglie!
La vaghissima donna, ancor piena di tremore e di spavento, non credea quasi a se stessa di trovarsi finalmente libera, e riguardava pietosamente il suo liberatore.
Il quale proseguì:
- È mio destino di vagar sulla terra, per dare aiuto a chi soffre, a chi è infelice. Epperò, prima di lasciarci, e per sempre, voglio dare un consiglio a tua moglie. Mi permetti tu?
Il dabben uomo rispose prontamente:
- Digli tutto ciò che vuoi.
- Ebbene, avviati innanzi tu, ché noi ti raggiungeremo subito, giacché queste parole vanno a tua moglie, non a te.
Il credenzone s'incamminò di buon passo, e ben presto sparì dallo sguardo del piccolo uomo e della bella...
Quel che disse costui alla donna nessuno l'ha mai saputo, perché ella non volle mai dirlo a chicchessia. Certo furon belle e dolci cose... E avvenne ciò: che dopo nove mesi la donna partorì un bambino, che rassomigliava tutto al nano, e cui il marito volle, per gratitudine, dare il nome del piccolo salvator di sua moglie!



Passando davanti a uno specchio, io mi mirai per p


RIFERIMENTI E NOTE
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TESTO
Giuseppe Gigli, "L'Orco", in: Superstizioni pregiudizi e tradizioni in terra d'Otranto.Con un'aggiunta di canti e fiabe popolari. Firenze: G.Barbera, 1893; pp. 260-268
Rist. anast., Sala Bolognese: Arnaldo Forni Editore, 1979.
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TRADUZIONE PP/ASAP
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IMMAGINE
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NOTE

Zio Gilletto






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