In un bosco viveva un Orco. Era un vecchio di
più che cento anni, dalle chiome cadenti sulle spalle, e
dalla barba lunghissima scendente sul ventre, chiome e
barba bianchissime come spuma, Egli era lo spavento dei
paesi circostanti, i quali inutilmente avean tentato varie
volte di dargli la caccia: l'Orco era invincibile. Si
nudriva egli di umana carne, e più volentieri cucinava i
bambini. Un giorno però volle andare più oltre, e alla sua
donna disse:
- Bada alla casa, perché io vado fuori a procurare un po'
di cibo. Ho desiderio di mangiare una donna, sposa da
pochi giorni.
E uscì.
Nel bosco raccoglieva legna uno stuolo di allegre
contadine, L'Orco si appressò ad esse, e dicendosi un
povero pastore, cominciò a interrogarle sull'esser loro.
Chi gli disse una cosa, chi un'altra. Volse finalmente la
parola all'ultima: era costei una vaghissima donna, di
forme stupende, a nome Stella.
- Eh, lasciatela stare in pace colei, - gli dissero le
altre.
- O perché? - domandò l'Orco.
- Perché colei ha da badare ad altro, ha da badare allo
sposino che troverà in casa questa sera, ha da badare ai
dolci complimenti...
L'Orco non le lasciò finire.
E domandò:
- Da quanti giorni è sposa?
- Da quattro.
A questa risposta, egli sorrise di compiacimento. Poco
dopo, salutandole, si allontanò dall'allegre contadinotte,
e andò a sdraiarsi accanto al tronco di una grosso albero
di ulivo, presso il quale dovevano passare alla sera le
povere fanciulle per andare in paese.
Attese, attese. L'aria cominciò ad imbrunire. Da bosso
levossi un rustico canto: le poverine avean sospeso i
lavori, e tornavano.
È facile immaginare ciò che avvenne: quando da fianco del
vecchio passò la vaga sposa, egli con una mano la ghermì,
e la trasse a sé. Le compagne cominciarono a gridare,
mentre la prigioniera piangeva e basiva, come rondinella
ghermita dal falco...
Fu tutto vano.
L'Orco non si commosse a tante preghiere, a tante lacrime.
Egli, col prezioso fardello fra le braccia, ritornò in
casa.
- Sta' allegra, - diss'egli alla moglie, - che il mio
desiderio sta per esaudirsi: domani mangeremo una sposa di
fresca data, di soli quattro giorni.
Intanto nel paese, sparsasi la nuova, tutto era sossopra.
L'infelice marito non sapeva darsi davvero pace: crudel
destino! Vedersi rapita la sposa dopo solo quattro
giorni...
I parenti di lui, e quelli dell'infelice donna, si davano
un gran da fare per cercare un rimedio a tanta sciagura:
chi ricorse a una strega, chi al confessore, chi al re...
Tutto inutile.
Mentre, incerti dell'avvenire, tutti erano in preda allo
sgomento, si fece largo tra la folla un uomo. Un uomo?
Uomo per età, per propositi, pei baffi che gli ornavano le
labbra, non per statura, né per apparenza, imperocché egli
era un piccolo ometto, alto non più di trentacinque o
quaranta centimetri, e parlava con una vocina dolce ed
esile sì che parea fosse quella d'un bambino di cera.
Si fece dunque largo nella folla, e, giunto presso lo
sventurato marito, dissegli:
- Vuoi tu riacquistare tua moglie?
Nel mirar quel mostriciattolo la gente rise, e pur facendo
forza al suo dolore, rise il marito.
Quello continuò:
- Voi ridete, perché credete che io voglia scherzare...
eppure non è così. Io parlo da senno. È mio destino far
sempre bene agli uomini sfortunati, e più alle donne. Io
ho detto che ho il potere di farti riacquistare la perduta
tua donna, e mantengo la parola. Seguimi, e vedrai.
Il marito non sapea che fare. Chi lo incoraggiava a
seguire il misterioso nano, chi ne lo dissuadeva
temendo un'insidia anche per lui.
- Non sei ancora ben sicuro di me? - proseguì poco dopo lo
sconosciuto. - Ebbene, ti dico ciò: se io ti ingannerò, tu
potrai punirmi come più piace a te; se poi saprò renderti
tua moglie, tu mi dovrai premiare nel modo stesso che io
ti indicherò.
Queste ultime parole impressionarono favorevolmente il
marito, che si decise a seguirlo.
Camminarono per ore ed ore, e verso l'alba giunsero nel
bosco. La casa dell'Orco si elevava silenziosa negli
alberi folti.
Il nano bussò all'uscio.
- Chi è? - domandò una voce sonnacchiosa.
- Siamo due viandanti smarriti, - rispose il piccolo uomo,
- e chiediamo un poco d'acqua.
Mentre udirono il rumor dei pesanti passi dell'Orco che si
appressava alla porta per aprire, il nano disse al marito:
- Attento: quando io pronunzierò questa parola: «Addio» tu
prendi nelle braccia tua moglie, e scappa. Verrò poi a
raggiungervi.
La porta si aprì, e i due visitatori entrarono.
L'Orco li accolse molto cortesemente, li fe' sedere, e
porse loro una brocca d'acqua freschissima.
- E così, papà, - disse il nano, - come state?
- Eh, mio caro, si tira innanzi alla meglio... - rispose
sorridendo il vecchio.
E l'altro:
- Vi vedo molto lieto e soddisfatto: avete forse da dirmi
qualche buona nuova?
- Ma che cosa vuoi che ti dica? Io non so nulla delle cose
del mondo, e vivo solitario in quest'eremo.
- Eppure mi apparite assai di buon umore. Dovete avere
certamente qualche prelibato cibo per oggi, vero?
- Eh, si mangia quel che si può raccogliere...
- Sentiamo, sentiamo che cosa mangiate...
L'Orco si rabbuiò in viso. E rispose:
- Un piatto di legumi, e un bicchier di vino...
- Non può essere papà, non può essere.
- Eppure è così...
- Non può essere, perché dianzi ho inteso un lamento uscir
da quella stanza... vi è qualche bel bambino, eh?
- Che bambino, e bambini...
- Papà, voi non sapete dir le bugie. Ebbene, credete forse
che io voglia toglierlo? V'ingannate. Fatemi vedere dunque
questo prelibato boccone... Andiamo...
L'Orco negò, e negò per un buon pezzo. Poi messo alle
strette da quell'importuno visitatore, confessò di avere
un buon boccone... E si oppose pure per un buon pezzo al
desiderio di colui di farglielo vedere, poi cedette...
La povera donna giaceva legata per terra, ed era più morta
che viva. La celletta nella quale era stata rinchiusa era
così piccola, ch'ella a stento trovava modo di muoversi
alcun poco. Non c'era luce, e quasi vi mancava l'aria.
Il nano misterioso riguardò a lungo la vaga prigioniera, e
poi disse all'Orco:
- Vi fo i miei complimenti, papà, avete saputo ben
scegliere...
Dopo poco col compagno fecer mossa di voler partire. Si
sprofondò in inchini e ringraziamenti, giurando di volerne
serbare eterna gratitudine.
- Anzi, - soggiunse con voce commossa, - per mostrarvi
quale venerazione nutro per voi, papà, voglio baciarvi le
mani e i piedi.
L'Orco sorrise di compiacimento, e gli porse le mani e i
piedi.
Il piccolo uomo, dopo aver baciato le grasse mani del
vecchio, si chinò in terra.
Egli allora guardò il compagno, e pronunziò la parola:
«Addio».
Nel medesimo istante addentò colla bocca piccioletta, e
co' dentini aguzzi come punta di spillo, un dito del piede
dell'Orco, e strinse.
L'Orco cominciò a gridare disperatamente, ma essendo assai
grosso e corpulento non potea piegarsi fino a terra per
punire l'importuno assalitore. E mentre gridava, e si
agitava, il marito corse nella celletta, liberò da' ceppi
la sua bella moglie, e presala tra le braccia, fuggì nel
bosco, ove dopo poco, rivide il suo salvatore, il nano
misterioso.
- Dicevo il vero, o la bugia? - disse costui al marito,
che era raggiante di gioia.
Il marito non rispose, ma colle lagrime agli occhi, lo
prese tra le braccia, e cominciò amorosamente a baciarlo e
a colmarlo di carezze.
Dopo di avergli espresso in tal modo la sua gratitudine,
disse:
- Ed ora dimmi che cosa vuoi ch'io faccia per te... non
sarà che ti neghi nulla.
Il nanetto sorrise, poi disse:
- Nulla, nulla io voglio, possa tu viver felice con tua
moglie!
La vaghissima donna, ancor piena di tremore e di spavento,
non credea quasi a se stessa di trovarsi finalmente
libera, e riguardava pietosamente il suo liberatore.
Il quale proseguì:
- È mio destino di vagar sulla terra, per dare aiuto a chi
soffre, a chi è infelice. Epperò, prima di lasciarci, e
per sempre, voglio dare un consiglio a tua moglie. Mi
permetti tu?
Il dabben uomo rispose prontamente:
- Digli tutto ciò che vuoi.
- Ebbene, avviati innanzi tu, ché noi ti raggiungeremo
subito, giacché queste parole vanno a tua moglie, non a
te.
Il credenzone s'incamminò di buon passo, e ben presto
sparì dallo sguardo del piccolo uomo e della bella...
Quel che disse costui alla donna nessuno l'ha mai saputo,
perché ella non volle mai dirlo a chicchessia. Certo furon
belle e dolci cose... E avvenne ciò: che dopo nove mesi la
donna partorì un bambino, che rassomigliava tutto al nano,
e cui il marito volle, per gratitudine, dare il nome del
piccolo salvator di sua moglie!
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