ADALINDA GASPARINI              PSICOANALISI E FAVOLE

FIABE ITALIANE ANTICHE, REGIONALI E ALLOGLOTTE
III
LA LAMPADA D'ORO

ITALIANO
1893



III
LA LAMPADA D'ORO
(Dal popolo di Sava)

Ei già fu un cavaliere, ricco e potente, che era disperatissimo di non aver figli. Aveva consultato mille e mille medici intorno allo stato di salute della moglie, e tutte le cure, tutte le medicine1 prescritte da quella caterva di scienziati, erano riuscite perfettamente inutili.
Finalmente fece un voto a Dio: e Dio esaudì i suoi desideri: sua moglie uscì incinta, e dopo nove mesi diede alla luce una bellissima bambina, cui diede un curioso nome: Tarda!
Un giorno vide il cavaliere una fata e chiamatala a sé, dimandolle quale sarebbe stato il destino della figlioletta.
- Sino ai quindici anni, - rispose quella, - passerà sempre pericolo di morire strangolata, per mezzo d'un osso di bue. Perciò, se vuoi che giunga a tarda età eseguisci questo consiglio: da oggi rinchiudila in un sotterraneo, insieme con la sua nutrice.
Il cavaliere, amantissimo della figlia, ubbidì alla fata, e rinchiuse la piccina in un sotterraneo.
Passarono gli anni.
Giunta Tarda verso i tredici anni, e non più bambina, ma giovine essendo nel pieno sviluppo di sua femminilità, domandò un giorno alla nutrice la ragione per la quale lì sotto misteriosamente rinchiusa la tenevano i genitori.
- Eh, mia cara figlia, - rispose la nutrice, - fu una fata a dar questo consiglio a vostro padre... - e le narrò tutto.
- È una curiosa istoria! - esclamò Tarda.
E poco dopo domandò:
- Com'è fatto un osso di bue?
- Colle parole non saprei dirvi...
- Mi volete bene? Se  mi volete bene, procuratemene uno, e ve ne sarò grata per tutta la vita!
- Che dite mai! - esclamò sgomenta la donna.
Ma le insistenze di Tarda furono tali e tante, che la povera nutrice finì per cedere, e uscita di notte tempo per la città, tornò con un magnifico osso. Tarda fu felice.
E avvenne che ogni notte, quando la fanciulla era sicura che la donna dormisse, togliea l'osso dal nascondiglio ove quella avevalo riposto, e lo contemplava piena di felicità.
Una volta dissegli:
- Perché, oh! Perché volevi uccidermi? Fammi piuttosto felice, e liberami da questa orribile prigione, e procurami uno sposo che sia il più potente uomo del mondo!
L'osso mandò un piccolo suono: la fanciulla sbalordì.
Poi, piano, piano, picchiò con esso contro il muro.
L'osso mandò altri suoni più dolci, e disse:
- Seguita, seguita!
Tarda obbedì alle misteriose parole.
Dopo un poco di tempo, a forza di picchiare continuamente, apparve nella parete una  piccola buca, dalla quale si vedeva una ricchissima stanza con un magnifico letto, nel quale dormiva il figlio più giovine del re.
Stupì Tarda a tale vista, e sorrise.
Nel mezzo della stanza una lampada d'oro illuminava ogni cosa. Questa lampada era fatata, e disse alla fanciulla:
- Che cosa vuoi da qui?
- Dorme il tuo signore, il bel principe? - domandò Tarda.
- Sì, dorme – rispose la lampada.
Allora la bella fanciulla, colla maggiore precauzione possibile, penetrò dalla buca nella stanza del principe, e visto su di un mobile un ricco orologio che a quello servia di guida e di norma nelle ore del giorno, lo prese con sé. Poi, scoccato sulle labbra del bel giovane un ardente bacio, fuggì nel suo nascondiglio.
Destatosi all'improvviso il principe, e chiamò ad alta voce aiuto. Accorsero guardie, cortigiani e soldati. Fu rovistata la casa per trovare il colpevole: tutto riuscì vano, e il povero principe tremante di paura, non dormì per molte notti.
Passarono tre mesi.
Un'altra volta, nel cuor della notte, Tarda picchiò contro lo stesso muro con l'osso. E apparì la solita buca, e la solita stanza, illuminata dalla grande lampada d'oro.
- Dorme il principe? - domandò.
- Dorme, - rispose la lampada.
Piano, piano, trattenendo il respiro, entrò ella nella ricca stanza, e sedé un poco a contemplare il dormente: era un bellissimo giovine di diciotto anni, alto, biondo, dagli occhi neri e soavi.
Gli si appressò, e gli tolse dal dito mignolo un grossissimo anello che quello aveva acquistato da poco, e che era formato da una gemma di altissimo valore.
Poi gli scoccò sulle labbra il solito bacio, questa volta più ardente, e fuggì, e sparì nel suo sotterraneo.
Nuovamente, alle grida del principe, fu messo sottosopra il palazzo: ma il ladro non fu scoperto.
Il  principe perdé la pace.
E passarono altri tre mesi.
Una notte Tarda prese l'osso, e lo batté contro il muro. Apparve la buca, ma l'osso si ruppe.
La giovine penetrò nella stanza del principe.
Dormiva.
Allora gli tagliò una lunga ciocca di capelli, e gli diede un altro arditissimo bacio. Cercò, come il solito, di fuggire, ma questa volta la buca erasi rinchiusa.
Allora, sgomentata, pallida, atterrita, la bella fanciulla su rivolse alla lampada:
- Lampada d'oro, - diss'ella, - aiutami tu!
La lampada la rapì con sé, in alto e la trasformò in colomba.
Destatosi il principe, e vistosi col capo raso, presso la fonte, cominciò a gridare.
Grande fu l'allarme nel palazzo.
E fu gridato un bando: chiunque consegnasse al principe l'ardito ladro, potrebbe chiedergli qualunque grazia, che egli accorderebbe di sicuro.
Ma il falso ladro non fu scoperto.
Intanto simile sgomento avveniva in casa del cavaliere, al quale mancava la figliuola.
Egli presentossi al re:
- Maestà, - disse, - ho perduto mia figlia: certamente il medesimo ladro che penetrò in vostra casa, togliendo al principe l'orologio, l'anello e la ciocca di capelli, ha rubato a me il più grande tesoro che mi avessi! Chiedo giustizia a vostra maestà.
Il re volle allora, armato di fucile, rovistare di persona in tutte le stanze del palazzo.
Giunto nella camera del principe, e volti gli occhi in alto, vide sulla lampada la bella colomba bianca.
Voleva egli ucciderla, ma il figlio vi si oppose.
- Come, - diss'egli, - volete sparare nella mia stanza? Cerchiamo piuttosto di prenderla viva.
E la colomba fu presa.
Sotto le ali portava nascosti i tre oggetti rapiti al principe. Tutti se ne meravigliarono.
- Ecco il ladro, - dissero.
E volevano nuovamente ucciderla, ma il cavaliere disse:
- Maestà, una grazia: date a me quella colomba! Sarà il cambio di mia figlia!
Gli fu concessa.
Mentre, col prezioso dono, se ne tornava in casa, incontrò egli di nuovo la vecchia fata e le raccontò le sue disgrazie.
La vecchia sorrise e rispose:
- Uccidete un bue, e con un osso di quello, picchiate sul capo di questa colomba: riavrete vostra figlia.
Il cavaliere eseguì il consiglio, e la colomba trasformossi in Tarda, nella sua amata figliuola.
Seppe il re l'avvenimento, seppelo il principe.
Allora i due giovani si vollero vedere: parean fatti l'uno per l'altro.
E si sposarono.






RIFERIMENTI E NOTE
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TESTO
Giuseppe Gigli, "La lampada d'oro", in: Superstizioni pregiudizi e tradizioni in terra d'Otranto.Con un'aggiunta di canti e fiabe popolari. Firenze: G.Barbera, 1893; pp. 209-215
Rist. anast., Sala Bolognese: Arnaldo Forni Editore, 1979.
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TRADUZIONE PP/ASAP
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IMMAGINE Arthur Rackham, "How at the Castle of Corbin a Maiden Bare in the Sangreal and Foretold the Achievements of Galahad", from The Romance of King Arthur and His Knights of the Round Table, by Alfred W. Pollard, 1917;
https://en.wikipedia.org/wiki/Arthur_Rackham#/media/File:Sangreal.jpg; ultimo accesso: 12 agosto 2025.
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NOTE








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