Una bella donna, sui venticinque anni, co'
capelli e gli occhi neri come l'inchiostro, e le carni
bianche come il latte, una volta che il marito marinai
navigava in lontane regioni, tentata da un bel giovine,
cedette a costui, e divenne infedele.
Presto però pentissene, e, tornato il marito, gli si gettò
alle ginocchia, confessando il fallo, e domandogli
perdono.
Il marinaio però non cedette alle sue preghiere, e benché
amasse di forte amore la moglie, decise di punirla.
- Preparati a morire, - le disse.
La donna, atterrita, pregò di nuovo, supplicò, pianse,
strappandosi i capelli...
Fu vana ogni promessa pel futuro...
I marinai hanno una sola parola!
Lo stesso giorno, solo colla moglie infedele, sciolse le
vele alla sua nave, e partì.
E appena giunto in alto mare, all'improvviso strinse la
moglie per la vita e la gettò fra le onde.
- Ora sono vendicato, - disse, e mestamente tornò in
porto.
Le sirene però ebbero pietà della bella annegata, e
l'accolsero tra le loro braccia.
La bellezza è cagion di pietà, e una donna come quella non
poteva morire ignobilmente come pasto de' pesci.
L'accolsero dunque, e la condussero ne' loro palazzi
incantati, ove uno stuolo di belle donne e di vaghi
giovani l'attendevano per farle festa: e chi le pettinò le
chiome lunghe e lucenti, chi le profumò le mani e il seno,
chi le pose al collo di cigno una collana di rossi
coralli, chi le infilò alle dita sottili grossi anelli
rilucenti...
E le posero questo nome: Schiuma.
Ella, stupita da tante ricchezze e tante cortesie,
dimenticò in parte le sue passate sventure.
Dopo pochi giorni però il dolor del tradimento fatto al
giovine e amato marito cominciò a poco a poco a torturarle
di nuovo l'anima. E divenne a un tratto triste e
taciturna. E dal suo volto sparì il colore, dalla sua
bocca il sorriso.
Le sirene ne furon dolenti, e per consolarla alquanto le
impararono molti soavi canti. Era questo un segno speciale
di loro affetto, giacché elle solamente possedevano il
segreto di cantare in modo sì dolce e allettatore, da
attirare nelle loro reti gl'incauti marinai. La donna
perciò prese posto nel coro delle belle sirene.
Ella però non sempre appariva a galla confusa nel vago
stuolo, ché anzi amava la solitudine, e spesso soletta
vagava di qua e di là.
Una notte, mentre il cielo e il mare erano illuminati
dolcemente dal plenilunio, ella scorse da lontano un
grosso legno, che colle vele gonfie navigava...
Mentre vi si avvicinava, le sirene le dissero:
- Vieni con noi, vieni con noi a cantare...
E, sotto il bastimento, elevaronsi le note soavi d'un
canto non mai più inteso...
Allora, dal parapetto del legno, si vide un uomo
slanciarsi in mare: egli, allettato dal canto, era preda
delle vaghe abitatrici del mare.
Schiuma però, alla luce della luna, lo aveva riconosciuto:
quell'uomo era stato suo marito.
Allora pregò e supplicò le sirene che non l'uccidessero,
né lo trasformassero in corallo, o in bianco cristallo...
ché ella voleva tentare a modo suo la trasformazione...
che lo lasciassero vivo almeno altre sole ventiquattr'ore.
Le sirene, mosse a pietà dalle sue parole, acconsentirono
a tutto quanto ella disse.
Allora, vistasi di nuovo sola, si appressò a un bianco
palazzo, dove era stato chiuso il marinaio. E cominciò a
cantare soavemente.
Dicea la canzone:
- Io ti conobbi in vita, e a te fui ingrata; tu mi amasti,
traendomi dal mio nido di fanciulla, per pormi nel dolce
talamo dell'amore; ti tradii; quanto ho pianto, quanto ho
pianto pel tradimento mio! Ora riconoscimi, sono tua
moglie, che non può più tornare sulla terra. Per darti una
prova dell'amor mio, sono venuta qui per salvarti, e ti
salverò!
Intese l'infelice prigioniero la canzone, e ne rimase
meravigliato. Chi mai cantava così? Davvero era sua
moglie?
E proseguia la canzone:
- Per salvare te, io avrò la morte, perché le sirene mi
puniranno di aver data la libertà a chi era destinato a
morire. Morirò beata per te!
- Ora ascoltami. Le sirene sono qui presso a giuocare,
ed è già tardi. Il sole sta per spuntare, e tu sai
che esse il giorno riposano, e la notte tendan le reti ai
marinai. Nella prossima sera, appena esse di nuovo si
saranno allontanate da qui, io verrò a prenderti. Tu
abbracciati a me, e lasciati portare dove io voglio! Ora
addio, finisce la canzone!
Passò il giorno, giunse la sera.
Il marinaio, trepidante, aspettava, ancora dubbioso, che
la sua salvatrice venisse a salvarlo.
E venne infatti ella, raggiante di gioia, e presolo seco,
navigò, navigò per molte ore, finché giunse presso un
grosso legno.
- Domanda aiuto a quei naviganti, - dissegli la donna.
Il marinaio gridò tre volte.
Dal bastimento fu calata in mare una scialuppa, e il
naufrago fu preso a bordo, e salvato.
Ritornossi egli in sua casa, sentissi però infelice.
Risvegliossi in lui il vecchio amore per la moglie,
commisto a un alto sentimento di gratitudine.
E allora decise di salvare, a sua volta, la moglie, o di
morire nelle onde presso di lei.
S'internò in una foresta, e s'assise sotto un albero di
noce, ove era fama che scendessero spesso le fate a
carolare.
Attese, attese. Ad un tratto, accanto a sé, scorse una
brutta vecchia che sorridea.
- Chi sei tu? - domandògli la strana megera.
- Io sono un infelice! - esclamò melanconicamente il
marinaio.
- Sentiamo un po' da che cosa dipende questa tua
infelicità...
L'altro capì che la vecchia era una fata, e che avrebbe
potuto salvarlo da ogni suo danno, e, aprendo l'animo alla
speranza, raccontò tutt'i casi della sua vita.
- Bene, - disse la vecchia in fine, - tu mi sembri un buon
giovine, e io voglio farti riacquistare tua moglie. Però,
ad un patto. Accetti?
- Farò tutto quello che voi mi direte.
- Quando è notte profonda torna qui stesso, e deponi sotto
quest'albero un fiore che trovasi soltanto nel palazzo
delle sirene, e che chiamasi il più bello...
- Ma come farò io, poveraccio, a torre dal fondo del mare
un simil fiore?
- Eppure, se vuoi riacquistare tua moglie, devi portare
qui tal fiore.
- Va bene, tenterò, - disse l'altro, e giunto alla riva,
s'imbarcò sul suo magnifico bastimento, e sciolse le vele
a' venti.
Giunto in alto mare, chiamò per nome la moglie. La
bellissima donna gli rispose subito.
- Amore mio, - disse, – io ho pensato di salvarti.
- E come? - domandò commossa la poverina.
- Se tu hai il potere di darmi un fiore, ch'è ne' palazzi
delle sirene, e che si chiama il più bello, sarai salva, e
ritornerai presto nella nostra casa.
- Ah, ciò è impossibile. Il fiore c'è, e tramanda profumo
celeste, ma esso fu rapito alle fate, e quel giorno in cui
fosse ritornato a quelle, morrebbero cento sirene. Io
sarei compresa tra queste, sicuramente.
- Tu non morrai, - disse il marinaio, - perché ti
salverebbero le fate.
- Vieni domani qui stesso. Ti darò la risposta.
All'indomani il marito tornò.
- Ebbene? - domandò alla moglie.
E quella:
- Perché io possa arrecarti il fiore che desideri, è
necessario che tu compia un sacrificio.
- Quale?
- Ecco: devi vendere ogni tuo avere, e col denaro ricavato
devi acquistare i più bei gioielli che c'è nei magazzini
degli orafi delle principali città del regno. Le sirene,
attratte dalla vista di così bei gioielli, si
allontanerebbero tutte dal palazzo, e io potrei rapire il
fiore.
- Va bene, - rispose il marito, e tornò a terra.
In pochi giorni vendette ogni suo avere, e acquistò i più
splendidi gioielli del regno. Con quelli si recò in alto
mare, e li espose al sole.
Una turba di sirene lo cominciò a seguire,
pregandolo di dar loro qualche cosa.
Mentre ciò avveniva, si udì all'improvviso un profondo
scoppio, e l'acqua del mare si elevò a immensa altezza.
Le sirene compresero tutto...
Cento di esser morirono.
E si vide navigare a cavallo d'una scopa, per l'aria, una
fata che portava con sé la bella donna, moglie del
marinaio, col fiore rapito...
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