ADALINDA GASPARINI              PSICOANALISI E FAVOLE

FIABE ITALIANE REGIONALI E ALLOGLOTTE



«Dovete sapere che c'era una volta un marito e una moglie che avevano due figliuoli, un maschio e una femmina. Erano tanto ricchi che non sapevano che fare del su' danaro. Viene il padre alla morte, e chiama la moglie: «Moglie mia, se tu vieni alla morte, fai testamento». Eccoti, muore il padre. S'ammala la madre, e chiama il figlio e la figlia: «Figlio mio, io sono ammalata: oggi o domani Dio mi chiama a sè; tutti questi danari e tutto questo bene, tenetelo in casa». Il figlio dice: «Non pensate, state contenta; noi faremo cosa dite». Muore la madre, e rimane il fratello e la sorella. Cominciano a venire grandi. Il fratello aveva piacere di prender moglie, e la sorella aveva piacere di prender marito. Ma il testamento che aveva lasciato la madre, diceva che non potevano toccare a nulla, nè oro, nè argento, nè danaro. Allora il fratello dice alla sorella: «Godiamoci insieme». La sorella ingravida, e fa un figliuolo con una bellissima treccia di capelli tutti rossi. Lo mettono dentro una cassetta, e lo buttano dentro di un fiume. La corrente lo porta fuori verso una isola. C'era un signore che si buttava in mare. Vedendo questa cassetta, la prende, l'apre per vedere cosa c'è dentro. Vede un bellissimo innocente; se lo piglia, se lo porta a casa e dice alla signora: «Moglie mia, ho trovato questo bambino in mare, dàgli un po' di latte, un po' di giulebbe, e faremo conto che sia nostro figliuolo». Se lo tirano avanti fino all'età di ott'anni, e lo mandano a scuola a imparare a leggere e scrivere. Avevano un altro figliuolo, che sempre gli diceva: «Non sei il mio fratello: mio padre ti ha trovato in mare». Questo fanciullo si mette a piangere e dice: «Caro Signore, il mio fratello mi pregiudica e mi maltratta; dice che lei non è mio padre. Lei, Signore, mi dia la su' santa benedizione; voglio andare a trovare mio padre e mia madre». Questo povero fanciullo di ott' anni incomincia a girare il mondo, e si riduce a chiedere la lemosina. Poverino, girando per una città, va dentro di una bottega, e chiede qualche cosa per carità. C'erano il fratello e la sorella che si mossero a compassione. «Non abbiamo figliuolo, non abbiamo nissuno; chiamiamo il povero fanciullo in casa; diamogli da mangiare e da bere». Così lo tengono in casa la bontà di ott' anni. Il fanciullo aveva dunque sedici anni. Un giorno poi, dice il fratello alla sorella: «Di', leviamoci da peccato; è tant' anni che si mangia insieme; abbiamo questo giovane in casa ott'anni, pigliatelo per isposo». Dice: «Sì, fratello mio, hai pensato bene». Dunque la sera che mangiavano insieme, dice: «Salvatore, sposeresti la mia sorella? Non ti mancherà niente; qui c'è gran danaro, qui c'è oro ed argenteria: tu sarai un Signore». «Contento voi, contento io». Nella domenica fanno lo sposalizio. Grande allegria. Quando è la sera, cenano e se ne vanno a letto a dormire. La sposa si sveglia: «Oimè che tradimento»! Si leva il fratello del letto, accorre e domanda: «Cosa è stato»? - «Oh fratello, ho conosciuto che questo è mio figlio, ho conosciuto la treccia dei capelli. C' è un gran peccato». Il giovane si sveglia: «Cosa avete»? - «Figlio, io ti abbraccio e ti bacio da figlio; e da marito ti trovo in gran peccato verso di me». Risponde il figlio: «Come, voi siete mia madre? quello è mio padre? Io, vostro figlio, ho fatto un gran peccato verso di voi. Ma non vi disperate. Io andrò a patire tutti i miei peccati che ho verso di voi. Cara madre, caro padre, datemi la vostra santa benedizione, me ne voglio andare per il mondo». Se n'andò dentro di una macchia, e cominciò a mangiare un poco d'erba selvatica, beveva un po' di acqua di pozzo, e con quello si tirava avanti. Si picchiava il petto con una pietra in mano; sempre faceva orazione a Dio. Fece quella vita la bontà di due anni. Gli cresceva la barba, i capelli; pareva un assassino. Ecco che muore il santo padre di Roma. Ci vuole un pellegrino per farlo papa. Incominciano ad andare per tutte le macchie tutti i cardinali di Roma. Eccoti che trovano questo, dentro di una grotta, che si raccomandava a Dio. Incomincia a gridare il popolo: «Chi sei tu?» Risponde: «Son cristiano per grazia di Dio» - «Come sei qua» ? - «Ci sono per i miei gran peccati». Lo mettono sotto il baldacchino, lo portano in chiesa di Roma, e lo fanno subito Santo Padre. Fece attaccare il bando, qualunque peccato che avessino, che andassero da lui che gli perdonerebbe. La sorella dice al fratello: «Abbiamo un gran peccato, e ora siamo vecchi. Andiamo dal papa di Roma, vediamo se ci perdonerà i gran peccati che abbiamo verso di noi» - «Hai ragione, sorella mia, andiamo». Si mettono in cammino per andare a Roma. Mentre che se n'andavano per le strade, videro il santo padre che andava in processione. Il fratello e la sorella s'inginocchiano in terra e cominciano a gridare: «Santo padre, perdono». Il papa si gira, li conosce tutti e due e gli dice: «Andate in chiesa; quando avrò fatto il mio giro, io vi verrò a confessare». Fece il suo giro e andò in chiesa; diede la sua santa benedizione e se ne va al confessionario. Chiama l'uomo e gli dice: «Ditemi i vostri peccati» - «Ho avuto un figliuolo della mia sorella: questo figliuolo ho avuto il coraggio di buttarlo in mare».



Il santo padre dice: «Caro padre, io sono vostro figlio. Io vi perdono tutti i vostri peccati che avete fatti sin dal principio fin a questo giorno»; e gli dà la sua santa benedizione. Si volge della parte della madre. «Ditemi i vostri peccati» - «Santo padre, ho partorito un figliuolo di mio fratello: l'ho buttato in mare. Ho veduto un povero giovane che chiedeva la lemosina, me lo son tirato avanti per otto anni e poi l'ho sposato. Quando l'ho sposato, ho conosciuto che era il mio figliuolo. Padre, perdono» - «Cara madre, sì, io perdono» - «Figlio, adesso sono contenta, e muoio contenta, che tu sei papa». E dicendo queste parole, s'abbracciano tutti e tre. Incominciano a alzare gli occhi al cielo dicendo: «O Dio, ci hai perdonato, adesso andremo alla gloria eterna del santo paradiso». Muoiono tutti e tre abbracciati. Li mettono dentro di un sepolcro, e c'è tuttora nella chiesa di San Pietro di Roma» .





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TESTO

Herman Knust, Jahrbuch für Romanische Literatur, vol. VII; Leipzig, 1866; p. 398; tradotto da Alessandro D'Ancona che lo cita ne La leggenda di Vergogna e la Leggenda di Giuda, Gaetano Romagnoli, Bologna, 1869; pp. 69-77; Il titolo è nostro.
La favola, appartenente alla tradizione orale toscana, raccolta da Herman Knust, è riportata da Alessandro D'Ancona senza titolo. https://archive.org/details/laleggendadiverg00dancuoft/page/n7/mode/2up; ultimo accesso 17 aprile 2024.
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IMMAGINE Gregorio IX (da un dipinto di Raffaello), Illustrazione da Paul Lacroix, L'école et la science jusqu'à la Renaissance, Paris: Firmin-Didot, 1887. https://archive.org/details/lanciennefrance05jacouoft/page/22/mode/2up; ultimo accesso 17 aprile 2024
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NOTE

Li mettono dentro di un sepolcro, e c'è tuttora nella chiesa di San Pietro di Roma. Il nuovo Edipo viene così inserito nella storia Cristiana, e le chiese che vantano la sepoltura sua e dei suoi genitori, come San Pietro a Roma in questa favola, acquistano un valore che ricorda quello che la città di Atene, dove regna il giusto re Teseo, acquisisce con la sepoltura di Edipo. Per questa trasformazione del mito tragico, vedi anche Enigma Edipo (http://www.alaaddin.it/_TESORO_FIABE/AF_EE_xxi.html; ultimo accesso 17 aprile 2024).

La favola può considerarsi una versione popolare di Gregorius di Hartmann von Aue (http://www.alaaddin.it/_TESORO_FIABE/AF/AF_EE_xii_Gregorio_von-Aue.html)

Gli cresceva la barba, i capelli; pareva un assassino


Vedi una analoga condotta luttuosa in Apollonio re di Tiro.














 © Adalinda Gasparini
Pagina online dal 10 gennaio 2012
Ultimo aggiornamento: 17 aprile 2024