HOME PAGE
FAVOLE PUBBLICAZIONI
INCONTRI BIBLIOSITOGRAFIA SCUOLA
CV
E-MAIL




IGINO MITOGRAFO
SEC. II D.C.


LA FAVOLA DI CURA

FABULA CCXX

ADALINDA GASPARINI                 PSICOANALISI E FAVOLE




DE CURAE FABULA
LA FAVOLA DI CURA
Cura cum quendam fluvium transiret, vidit cretosum lutum; sustulit cogitabunda et coepit fingere [hominem]. dum deliberat secum quidnam fecisset, intervenit Iovis. rogat eum Cura ut ei daret spiritum, quod facile ab Iove impetravit. cui cum vellet Cura nomen suum imponere, Iovis prohibuit suumque nomen ei dandum esse dixit. dum de nomine Cura et lovis disceptarent, surrexit et Tellus suumque nomen ei imponi debere dicebat, quandoquidem corpus suum praebuisset. sumpserunt Satumum iudicem. quibus Saturnus secus videtur iudicasse : 'tu Iovis quoniam spiritum dedisti, [...] corpus recipito. cura quoniam prima eum finxit, quamdiu vixerit, cura eum possideat; sed quoniam de nomine eius controversia est, homo vocetur quoniam ex humo videtur esse factus.
Cura, mentre attraversava un fiume, vide del fango argilloso; lo raccolse pensosa e cominciò modellare [un uomo]; mentre fra sé e sé decideva che cosa aveva fatto, arrivò Giove. Cura gli chiese di dargli vita, cosa che ottenne facilmente da Giove. Ma quando Cura intese imporgli il suo nome, Giove glielo proibì, e disse che gli si doveva dare il suo. Mentre Giove e Cura discutevano sul nome, si levò anche la Terra, e diceva che gli si doveva dare il suo nome, poiché era stata lei a dargli il corpo. Elessero a giudice Saturno, che a quanto pare giudicò diversamente: "Tu, Giove, avendogli dato lo spirito, [questo riceverai dopo la sua morte. Tu, Terra, avendogli fornito la materia] ne riceverai il corpo. Cura, poiché per prima lo ha modellato, lo avrà in suo potere finché vive; ma visto che la controversia è sorta per il nome, si chiami homo, poiché si sa che di humus è fatto".


___________________________________________
TESTO

Hygini Fabulae. Edidit Mauricius Schmidt. Jenae: Apud Hermannum Duft (In Libraria Maukiana) 1872.
http://www.archive.org/stream/hyginifabulae00hygigoog#page/n190/mode/2up; p. 130; ultima consultazione: 6 febbraio 2024.
___________________________________________
TRADUZIONE
Adalinda Gasparini.


___________________________________________

CURA

Cura, preoccupazione, ansia: il bacino semantico del latino cura non è reso se non si tengono presenti almeno questi tre significati. Un'altra traduzione via via scelta per Cura è Inquietudine, greco Òizis, figlia della Notte e sorella di Mòmos, (Sarcasmo, Humour). In questo senso Cura può essere associata a quanto provoca un'emozione unheimilche. Cura precede o tenta di ridurre lo spaesamento, termine usato da De Martino per la crisi della presenza, che potrebbe essere una traduzione più corretta dell'Unheimlich freudiano. (AG)
Semerano
cūra, -ae  cura, preoccupazione, pensiero, «curo» ho cura. Il peligno coisatens «curaverunt» ha il senso di accadico ḫasāsu (prendersi cura, preoccuparsi [Prometeo!], aver pensiero di, 'to care for, to be mindful of, to think of a person', con le forme ḫussusu:
'to remind; to study, to investigate', CAD, 6, 122 sgg.). L'umbro kuraia, kuratu «curet», «curato», le forme epigr. coirauit, coerauit si sviluppano alle origini sotto l'influenza della base corrispondente a accad. kūru (lat. «cūra»: oppressione, depressione, 'Depression, Benommenheit'), da accad. kârum (essere oppresso, 'to be in depression'), ebr. kāra Hi ('to afflict'). (Giovanni Semerano, Le origini della cultura europea; vol. II. Dizionari etimologici, Basi semitiche delle lingue indoeuropee. 2. Dizionario della lingua latina e di voci moderne. Firenze: Olschki, 1994; rist. 2000).
Guidorizzi
Giulio Guidorizzi commentando la Favola CCXX di Igino ricorda che è certo latina (etimologia di homo da humus), senza dimenticare che rimanda al mito della creazione di Prometeo. Mette la favola in rapporto ocn Seneca (Epistole, 124,14) e ipotizza un influsso stoico. Dopo aver ricordato che cura significasi angoscia che coscienza, indica gli autori che, prima di Heidegger, hanno ricordato la favola di Igino: Herder, Das Kind der Sorge, Wieland, Pandora, Goethe, Prometheus.
(G. Guidorizzi Igino, Miti, a cura di Giulio Guidorizzi; Milano: Adelphi 2000, pp. 488-489)



Ovidio
IL DEMIURGO CREA L'UOMO COL SUO SEME DIVINO, O LO CREA PROMETEO DAL FANGO
Vix ita limitibus dissaepserat omnia certis
cum, quae pressa diu massa latuere sub illa,
sidera coeperunt toto effervescere caelo.
Neu regio foret ulla suis animalibus orba,
astra tenent caeleste solum formaeque deorum,
cesserunt nitidis habitandae piscibus undae,
terra feras cepit, volucres agitabilis aër.
Sanctius his animal mentisque capacius altae
derat adhuc et quod dominari in cetera posset.
Natus homo est; sive hunc divino semine fecit
ille opifex rerum, mundi melioris origo,
sive recens tellus seductaque nuper ab alto
Aethere cognati retinebat semina caeli;
quam satus Iapeto mixtam pluvialibus undis
finxit in effigiem moderantum cuncta deorum
;
pronaque cum spectent animalia cetera terram,
os homini sublime dedit caelumque tueri
iussit et erectos ad sidera tollere vultus.
Sic, modo quae fuerat rudis et sine imagine, tellus
induit ignotas hominum conversa figuras.
Le cose aveva così appena spartito in confini esatti,
che le stelle, sepolte a lungo in tenebre profonde,
cominciarono a scintillare in tutto il cielo;
e perché non ci fosse luogo privo d'esseri animati,
astri e forme divine invasero le distese celesti,
le onde ospitarono senza remore il guizzare dei pesci,
la terra accolse le belve, l'aria mutevole gli uccelli.
Ma ancora mancava l'essere più nobile che, dotato
d'intelletto più alto, sapesse dominare sugli altri.
Nacque l'uomo, fatto con seme divino da quell'artefice
del creato, principio di un mondo migliore,
o plasmato dal figlio di Giàpeto, a immagine di dei
che tutto reggono, impastando con acqua piovana
la terra recente che, appena separata dalle vette
dell'etere, ancora del cielo serbava il seme nativo;

e mentre gli altri animali curvi guardano il suolo,
all'uomo diede viso al vento e ordinò che vedesse
il cielo, che fissasse, eretto, il firmamento.
Così quella terra che sino allora era grezza e informe,
mutò e assunse l'ignorata figura dell'uomo.
(Ovidio, Metamorfosi, tr. it. Guido Paduano;
Mondadori, Milano 2007; I, 69-88)
https://ovid.lib.virginia.edu/italian.html




Martin Heidegger
Dal paragrafo 42 di Essere e tempo (Oscar Moderni Cult Mondadori, 2011, rist. 2020) intitolato Conferma dell'interpretazione esistenziale dell'esserci come cura in base all'interpretazione preontologica dell'esserci

...produrremo ora un testimonianza preontologica, la cui forza probante è peraltro, «soltanto storica».
La seguente autospiegazione dell'esserci come «cura» è depositata in un'antica favola: (Heidegger 281)
[...]
Se l'esserci, nel fondo del suo essere, è «storico», allora un enunciato che dalla sua storia proviene e in essa ritorna e che, oltre a ciò, precede ogni scienza, acquista un peso speciale, sebbene mai puramente ontologico. (Ivi)
[...]
 La seguente autospiegazione dell'esserci come «cura» è depositata in un'antica favola:

Cura cum fluvium transiret, vidit cretosum lutum;
sustulit cogitabunda atque coepit fingere,
dum deliberat quid iam fecisset, Iovis intervenit.
rogat eum Cura ut det illi spiritum, et facile impetrat.
cui cum vellet Cura nomen ex sese ipsa imponere,
Iovis prohibuit suumque nomen ei dandum esse dictitat.
dum Cura et lovis disceptant, Tellus surrexit simul
suumque nomen esse volt cui corpus praebuerit suum.
sumpserunt Satumum iudicem, is sic aecus iudicat:
«tu Iovis quia spiritum dedisti, in morte spiritum,
tuque Tellus, quia dedisti corpus, corpus recipito.
Cura enim quia prima finxit, teneat quamdiu vixerit,
sed quae nunc de nomine eius vobis controversia est,
homo vocetur, quia videtur esse factus ex humo».
(corsivo mio, parte interpolata; p. 282)
«Un giorno la "Cura", traversando un fiume, vide del terriccio argilloso; sovrappensiero lo prese in mano e cominciò a modellarlo. Mentre rifletteva su ciò che aveva fatto, si fa avanti Giove. La "Cura" lo prega di infondere al pezzo di fango da lei modellato lo spirito. Cosa che Giove di buon grado le concede, Ma quando poi essa volle dare alla sua opera il proprio nome, Giove glielo proibì pretendendo che le si dovessa dare il proprio. Mentre la «Cura» e Giove litigavano sul nome, saltò su anche la Terra (Tellus) esprimendo il desiderio che le venisse dato il proprio nome, visto che essa le aveva offerto una porzione del proprio corpo. I litiganti poresero a giudice Saturno. E Saturno diede loro questa tendenza, apparentemente equa. "Tu, Giove, poiché hai dato lo spirito, avrai alla morte il suo spirito; e tu, Terra, che le hai donato il corpo, il  corpo avrai. Ma poiché la Cura ha per prima formato questa creatura, essa per tutta la durata della sua vita sarà in preda alla Cura. E siccome discutete sul suo nome, chiamatela 'homo', perchè è fatta di humus (Terra)".» (Heidegger 282-283)

Questa testimonianza preontologica riveste un'importanza speciale ... (Heidegger 283)
post mortem spiritum repito
Testo interpolato: post mortem spiritum recipito. tu Tellus quoniam materiam dedisti (dopo la sua morte te ne tornerà lo spirito, tu Terra, che hai dato la materia)

Se con Heidegger consideriamo questo testo come parte autentica della favola di Igino, scegliamo l'ipotesi secondo la quale l'autore delle Fabulae non sarebbe Hyginus bibliotecario di Augusto, ma Hyginus mythographus, vissuto qualche secolo dopo, che per promuovere la sua opera ne avrebbe tentato l'attribuzione all'omonimo bibliotecario di Augusto. Potrebbe essere stato un contemporaneo di Agostino d'Ippona (IV secolo). Questa attribuzione trova ragione nel fatto che in età augustea Giove non aveva nessun interesse a ottenere le anime dei defunti, men che meno i corpi. Zeus/Giove asterizzava e accoglieva in cielo alcuni figli generati con donne mortali e per questo - come Eracle - quanto ai corpi, non se ne parlava nemmeno.
Considerando infine il Dio cristiano, solo due corpi sono accolti nel Regno dei Cieli: quello del Dio Figlio e di Maria vergine madre, entrambi umani ma senza peccato.


Heidegger pare considerarlo parte integrante della favola di Igino, senza tener conto delle interpolazioni né dell'incertezza sulla datazione delle Fabulae, già rilevate e pubblicate dai filologi.
___________________________________________

Vedi anche: Igino, Miti, Milano: Adelphi 2000, p. 136.


Annalisa Caputo
La formazione del concetto di ‘cura’ in Heidegger (1919-1926). Fonti, stratificazioni, scelte lessicali. 2020
https://ricerca.uniba.it/retrieve/dd9e0c68-7cb1-1e9c-e053-3a05fe0a45ef/11%29%20Caputo%20Heidegger.pdf
uyltimo accesso: 10 febbraio 2024,
___________________________________________

IMMAGINE IN ALTO, FRONTESPIZIO DELLE FAVOLE DI IGINO
Frontespizio delle Fabulae di Igino. Tratta da AntiqBook, https://www.antiqbook.com/books/bookinfo.phtml?nr=1450524052&l=en&seller=; consultato il 21 ottobre 2018.



Piero di Cosimo, Il mito di Prometeo, I, 1515-1520
Altepinakothek, Monaco di Baviera.
A sinistra Prometeo di fronte a Epimeteo - i due fratelli figli di Giapeto - forma l'uomo dal fango e ne scolpisce la prima statua, al centro del creato. Prometeo la mostra ad Athena, che lo porta con sé in cielo. Sullo sfondo fra le nuvole il carro di Venere, a destra, portato da colombe, e quello di Saturno, portato da draghi, a sinistra.
 


Piero di Cosimo, Il mito di Prometeo, II, 1515-1520
Furto del fuoco in favore dell'uomo, a sinistra; a destra Prometeo incatenato con l'aquila che gli mangia il fegato.
Al centro sullo sfondo, Prometeo è portato in cielo.
Musées des Beaux Arts, Strasburgo.


Online dal 19 ottobre 2011
Ultimo aggiornamento 6 febbraio 2024