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ADALINDA GASPARINI          PSICOANALISI E FAVOLE

LEGGERE E RILEGGERE IL DECAMERON IN TEMPI DI GUERRA, PANDEMIA E CRISI CLIMATICA



OPERE

ANNO
TITOLO
OPERE DEL GENERE INAUGURATO DA BOCCACCIO
1313
Nascita, a Firenze o a Certaldo, da Boccaccino di Chellino, agente dell'agenzia bancaria dei Bardi.
1327
Boccaccino va a Napoli a guidare una succursale della banca dei Bardi, che tratta sia col re che con i mercanti fiorentini. Porta con sé Giovanni che però non diventa mercante né mostra interesse per la formazione di giurista: si forma invece una straordinaria cultura alla corte di Roberto d'Angiò, nella cui biblioteca si dovevano trovare anche opere arabe e persiane
1333-1337 Caccia di Diana

1336-1340 Filocolo (Florio e Biancofiore) (nominato anche come Filocopo)
Primo romanzo avventuroso in volgare della letteratura italiana
1337-1339
Filostrato

1339-1340
Teseida delle nozze d'Emilia

1340
Il fallimento di importanti creditori di Boccaccino provoca il fallimento della banca e lo costringe a far ritorno a Firenze col figlio, che dovrà affrontare difficoltà economiche
1341-1342 De vita et moribus Francisci Petracchi de Florentia
https://it.wikipedia.org/wiki/De_vita_et_moribus_domini_Francisci_Petracchi
1341-1342 Ninfale d'Ameto o Comedia delle ninfe fiorentine

1342
Amorosa visione

1343
Elegia di Madonna Fiammetta

1344-1346
Ninfale fiesolano




1347-1360
Genealogie deorum gentilium

1348
A Firenze la peste nera provoca la morte di almeno il 50% della popolazione
1349-1361
Decameron
Chaucer, Canterbury Tales (1386-1388 c.a.);
Giovan Francesco Straparola, Le piacevoli notti (1551-1553);
Giambattista Basile, Cunto de li cunti o Pentamerone (1634-1636)
1350-1365
Carme bucolico
1354-1355
Corbaccio

1355-1360
De casibus virorum illustrium

1357-1360 De montibus, silvis, fontibus, lacubus, fluminibus, stagnis seu paludibus et de diversis nominibus maris liber o De montibus o Libro dei monti
1357-1361 Trattatello in laude di Dante
1358 Muore Violante, una sua figlia naturale. Non risulta che si sia mai sposato. 
1360 Si fa sacerdote e promuove lo studio del greco chiamando Leonzio Pilato allo "Studio Fiorentino": prima cattedra di greco fuori dai territori bizantini.
1360-1362 De mulieribus claris

1373 È richiamato a Firenze da Certaldo per la lettura pubblica della Divina Commedia in Santo Stefano. La lettura si fermerà al XVII canto dell'Inferno.
1375
Muore a Firenze, un anno dopo la morte del Petrarca

Iconografia Trionfo di san Tommaso e allegoria delle arti sacre e profane nel Cappellone degli Spagnoli, Firenze Santa Maria Novella






CACCIA DI DIANA (1333-1337)
Matteo Bosisio, Fenomenologia dell' 'amore mezzano' e senso del pudore nella Caccia di Diana e nella Comedia delle ninfe fiorentine.

https://griseldaonline.unibo.it/article/view/9208/9

http://www.controappuntoblog.org/2017/12/21/boccaccio-la-caccia-di-diana-by-matteo-bosisio-testo-completo-e-tanto-boccaccio/
[N]el  poemetto  in  terzine  della  Caccia  il  narratore,  durante  una  giornata  primaverile, racconta di aver sentito una voce che chiamava a raccolta le più belle donne della corte angioi-na, invitandole a servire Diana (I). Il narratore segue le donne e le osserva da lontano mentre costoro si di-vidono in gruppi e iniziano a cacciare (II-XV). Arrivato mezzogiorno, la divinità richiama le seguaci al suo cospetto per riposarsi e fare insieme sacrifici in onore di Giove. Ma a questo punto le donne si ribellano e chiamano in soccorso Venere (XVI), la quale interviene e ricompensa le donne facendo uscire alcuni giova-ni  dalle  fiamme  del  rogo  sacrificale  (XVII).  In  conclusione  il  narratore  confessa  di  essere  stato  un  cervo,  tramutatosi in uomo proprio assistendo al miracoloso intervento di Venere (XVIII). (P. 1, n. 3)




















FILOCOLO  (1336-1340)
Florio e Biancofiore
(Erprofessor)
Florio, figlio del Re di Spagna e Biancofiore, un’orfana, si amano dopo essere cresciuti insieme. Per l’opposizione dei sovrani spagnoli che mandano Florio in giro per l’Europa a studiare e vendono Biancofiore ad un ammiraglio d’Oriente, i due giovani sono costretti ad affrontare molte peripezie e disgrazie che li dividono, ma alla fine, dopo numerosi viaggi di Florio alla ricerca dell’amata, con lo pseudonimo di Filocolo, si ritrovano e la storia termina con un lieto fine.

A me pare simile al romanzo antico o bizantino, dove gli amanti, dopo aver incontrato innumerevoli peripezie, pervengono al lieto fine come nelle fiabe.

PRIMO ROMANZO IN PROSA IN LINGUA ITALIANA














FILOSTRATO  (1337-1339)
DECAMERON
Etimo approssimativo: provato, sconfitto d'amore. Nome di uno dei tre narratori del Decameron, reggente della quarta giornata, quella degli amori infelici
Erprofessor
L’importanza del Filostrato è nella scelta metrica, l’ottava rima, otto versi endecasillabi con rima ABABABCC (6 versi rima alternata, gli ultimi due baciata) che sarà della narrazione epico-cavalleresca dal ’400 al ’600.
Erprofessor
Le fonti di questo testo sono il Roman de Troie di Bernoit de Saint-Maure e l'Historia troiana di Guido delle Colonne della fine del XIII secolo. Il giovane Boccaccio è attratto dalla letteratura cortese anche se i riferimenti sono classici. Più che la poesia epica attraggono Boccaccio le chanson medievali, di argomento classico, ma dense d'amore e d’avventura














TESEIDA  DELLE NOZZE D'EMILIA (1339-1340)
Decameron
Emilia è la narratrice del Decameron reggente della nona giornata, lunedì, nella quale ciascuno ragiona di quel che più gradisce e gli piace
Erprofessor
Teseo muove guerra contro le Amazzoni, le sconfigge e sposa la loro regina Ippolita, che porta insieme con sé ad Atene la sorella Emilia. In seguito ad un’altra guerra contro i Tebani, Teseo conduce con sé, sempre ad Atene, due amici: Arcita e Polemone. Ambedue s’innamorano di Emilia e nasce fra loro una forte rivalità, tanto da giungere ad un duello. Teseo, per risolvere la questione, indice un torneo, dove i due, ciascuno con cento cavalieri, si fronteggeranno. Al vincitore andrà in sposa Emilia. Arcita vince, ma per le gravi ferite riportate è sul punto di morire. Allora chiama l’amico e gli offre la donna ancora vergine.
Erprofessor
E’ il primo poema epico-cavalleresco della letteratura italiana. Boccaccio è consapevole di essere il primo e cerca di colmare la lacuna rifacendosi ai grandi poemi epici classici.
Erprofessor, invocazione alle Muse, incipit

O Sorelle Castalie, che nel monte
     Elicona contente dimorate
     d’intorno al sacro gorgoneo fonte,
     sottesso l’ombra delle frondi amate
     da Febo, delle quali ancor la fronte
     spero d’ornarmi sol che ’l concediate,
     le sante orecchie a’ miei preghi porgete,
     e quegli udite come voi dovete.
E’ m’è venuta voglia con pietosa
     rima di scriver una storia antica,
     tanto negli anni riposta e nascosa,
     che latino autor non par ne dica,
     per quel ch’i’ senta, in libro alcuna cosa.


PRIMA OPERA ETICA IN VOLGARE










NINFALE D'AMETO O COMEDIA DELLE NINFE FIORENTINE  (1341-1342)
Matteo Bosisio, Fenomenologia dell' 'amore mezzano' e senso del pudore nella Caccia di Diana e nella Comedia delle ninfe fiorentine.

https://griseldaonline.unibo.it/article/view/9208/9


Nella Comedia [...]  – caratterizzata dall’alternanza di prosa e terzine – la vicenda è ambientata in Etruria, dove Ameto scorge una schiera di ninfe devote a Venere, e si innamora della loro guida Lia (III), che richiama l’omonimo personaggio  dantesco.  Dopo  quell’incontro  fortuito  Ameto  rivede  l’amata  in  una  seconda  occasione  e  chiede  aiuto  alle  ninfe  per  raffinare  la  propria  rozza  natura  (IX). Lia acconsente e stabilisce che le sei compagne esporranno  a  turno  la  loro  personale  storia  d’amore  (XV-XVII):  al  termine  di  ogni  narrazione  Ameto  si  immagina di essere l’amante delle ninfe, sognando di poterle conquistare. Per ultima, però, interviene Lia, la quale pronuncia un inno in favore di Cibele, simbolo della Chiesa; alla fine compare Venere, per ordine della  quale  le  giovani  gettano  Ameto  in  una  fonte  (XL-XLIV).  Il  protagonista,  una  volta  purificato,  comprende quanto fosse brutale la sua esistenza e fa ritorno nella sua abitazione (XLV-XLVIII). L’opera viene chiusa dall’intervento del poeta, che confessa di aver osservato direttamente il prodigioso accaduto (L). (P. 1-2, n. 3)

Ameto, un rozzo pastore, un giorno incontra delle ninfe devote a Venere e si innamora di una di esse, Lia. Nel giorno della festa della dea le ninfe si raccolgono intorno al pastore e gli raccontano le loro storie d’amore. Alla fine Ameto è immerso in un bagno purificatore e comprende così il significato allegorico della sua esperienza: infatti le ninfe rappresentano la virtù e l’incontro con esse lo ha trasformato da essere rozzo e animalesco in uomo.
FIABE
Cunto de li cunti: Nardiello, che s'incanta a guardare le fate e alla fine diventa un bellissimo giovane. Comunque è il motivo della Bella e la bestia. La bestia deve aver accanto una bella, e aspettare che lei lo ami come bestia perché possa umanizzarsi. Non è la stessa cosa fra Griselda e Gualtieri? Non è l'accettazione lieta di tutto il marito che lo umanizza, come umanizza Gualtieri quando gli viene da piangere?

La struttura dell'opera anticipa quella del Decameron: una volta che Ameto avrà dichiarato l’amore per Lia, quest’ultima inviterà le altre ninfe, nelle ore calde della giornata a raccontare le loro vicende d’amore. Vi è cioè l’idea di raccontare delle storie all’interno di una cornice. Anche qui è evidente l’influenza di Dante: ne è spia l’allegoria delle virtù nelle ninfe.

PRIMA OPERA PASTORALE










AMOROSA VISIONE  (1342)
ACROSTICO
Domenico Ciampoli

L'opera è introdotta da tre sonetti, i primi due sonetti caudati, le code dei quali sono rispettivamente di tre e due versi, mentre il terzo sonetto è di venticinque versi. Nell'insieme contengono 2031 lettere, che, prese nell'ordine, sono le prime lettere delle 2031 terzine dei cinquanta canti del poema.
Il terzo verso della coda del primo sonetto - Giovanni è di Boccaccio da Certaldo - non fa parte dell'acrostico: Nelli tre infrascritti sonetti si contengono per ordine tutte le lettere principali de' rittimi della infrascritta Amorosa Visione. E però che in quelli il nome dell'autore si contiene, altrimenti non si cura di porlo.

Scrive che Boccaccio formò un acrostico, imitando i provenzali. (https://archive.org/details/amorosavisione00bocc/page/1/mode/1up)Scrive che Pampinea era il nome che Boccaccio dava a una delle sue amanti napoletane,
1833, Firenze a proposito del terzo sonetto, caudato e rinterzato, il curatore non conosce il componimento - forse provenzale? - e annota che pur chiamandosi sonetto è piuttosto una ballata. Ma ti pare che Boccaccio non distinguesse un sonetto da una ballata?
OPERE DERIVANTI DA QUESTA
F. Petrarca, I trionfi (1351-1374); G. Chaucer, La casa della fama (The House of Fame) (1378-1380)
datazione: non prima del 1341, non dopo il 1342
Internet archive
Amorosa visione. Poemetto in terza rima di Giovanni Boccaccio: Prefazione di D. Ciàmpoli. Lanciano: Carabba 1911
https://archive.org/details/amorosavisione00bocc/page/1/mode/1up?view=theater
Digilander
Amorosa visione
https://digilander.libero.it/il_boccaccio/boccaccio_amorosa_visione.html
Erprofessor
Il protagonista (Boccaccio stesso) è colpito da una freccia da Cupido. S’addormenta e sogna di trovarsi in un bosco dove incontra una donna, Fiammetta. che lo porta di fronte ad un castello che ha due porte, una stretta, che conduce alle virtù, l’altra larga promette fama e ricchezza. Convinto da due giovani, il protagonista imbocca la seconda e attraversa sale dove sono dipinte i vizi e le virtù. Quindi raggiunge una fontana, le cui figure rimandano le virtù cardinali, i tre tipi d’amore (carnale, venale, puro) e tre animali (superbia, avarizia, lussuria). Quindi si trova in un giardino, dove vede tre donne e tra di esse Fiammetta. S’allontanano in luogo solitario e cerca di possederla. A questo punto finisce il sogno e la guida lo rimprovera affermando che potrà avere Fiammetta dopo aver imboccato la via delle virtù. 
Mango, Carducci
Giosuè Carducci: "Ben vero è che la Visione è esemplata su le forme della Commedia; e, come nota il Carducci, « la visione è la stessa, ma ai dannati ai santi agli angeli sottentrano i poeti gli eroi le ninfe: il fine del viaggio è in terra: i tre mondi sono quelli della scienza, della gloria e dell'amore. » (cit. da Mango, Ai parentati di 0. B. in Certaldo, Roma, Ferino, 1884, p. 67. [Cit da Francesco Mango Acrostici della amorosa visione; Genova, Tip. di Angelo Ciminago 1898)
Mango, Camillo Antona-Traversi e vari
[L'] Antona-Traversi, che la illustrò storicamente, osserva che l'Amorosa Visione «è la sfinge boccacesca , che provoca e sfida tutti gli studiosi delle opere di lui; e quanti fino ad oggi hanno scritto su tale argomento non sono riusciti a svelarne l'enimma. I più, anzi, disperano di trovare il bandolo, e « accusano l'autore di contradizione e di mistero ». E il Crescini, che ne studiò l'allegoria , la chiama «opera oscuramente allegorica. » Dunque i critici tedeschi più illustri negli studi sul Boccaccio e i due italiani, che particolarmente si occuparono dell'Amorosa Visione, senza « forse » la giudicarono oscura al par dell'autore.
Mango
XII. Dagli Acrostici si può ricavare la cronologia approssimativa della concezione del poema. Nel primo de' sonetti, che si potrebbero dire il preludio del poema, è detto che l'occasione in cui fu composto, fu l'avere vista fuggevolmente la sua donna.

Rimirandovi un dì subitamente.
[...]
Ma se non si può determinare il giorno che l'Amorosa Visione fu concepita, si può ammettere col Carducci che fu « il poema prima concepito dal Boccaccio se non prima finito. » E si aggiunga che, se l'incontro del Boccaccio con la figlia di Roberto segui agli 11 di aprile del 1338, secondo il Witte e il Korting, se ne può inferire che il poeta concepì l'idea di « compilare » la Visione prima di questo anno. (pp. 22-23)
[gli studi citati da Mango pongono come arco di tempo per la composizione 1341-1343]
Mango [Claricio affermache i sonetti furono scritti prima dell'Amorosa Visione, potrebbero esser rimasti segreti per tutelare Maria D'Aquino. Mango da parte sua afferma che] la Visione è anteriore a' sonetti, cosa evidente a chi sappia la natura dell'acrostico.
Dizionario Treccani acròstico1 s. m. [dal gr. tardo ἀκρόστιχον, comp. di ἄκρος «estremo» (v. acro-) e στίχος «verso3»] (pl. -ci). – Tipo di poesia in cui le iniziali dei singoli versi, lette nell’ordine, formano una parola o frase (detta anch’essa acrostico), per es. il nome dell’autore o della donna amata, il titolo di un’opera o altro; fu molto diffuso fra i Greci dell’età ellenistica, poi nella poesia latina cristiana, medievale e bizantina in soggetti sacri e profani (nella poesia italiana è famoso l’acrostico formato dai capoversi delle terzine dell’Amorosa visione del Boccaccio, che costituiscono la dedica del poemetto a Maria d’Aquino).
Adalinda In realtà quel che è inconcepibile è che i sonetti siano stati scritti dopo. Se è vero che Boccaccio non li pubblicò perché era troppo evidente il riferimento a Maria d'Aquino, è altrettanto evidente che li scrisse prima, e poi, o anche subito dopo, se non contemporaneamente, venne il poema. Acrostico è sia il componimeno che contiene tutte le iniziali che quello che le comprende come capoversi, code o altro. Penso anzi che un'opera da acrobata mago della lingua come questa sia stata concepita insieme, sonetti dedicatori e poema di cinquanta canti. Se è vero che i sonetti contengono riferimenti troppo diretti a Fiammetta/Maria d'Aquino, il poema circolando permetteva di declamare i sonetti - prendendo la lettera iniziale di ogni capoverso e del verso di coda. I sonetti dedicatori costituiscono la chiave.
La spiegazione potrebbe essere che Boccaccio desiderava parlare di quel che gli dettava il cuore con Madonna Fiammetta, e lo faceva occultando la parte più allusiva del discorso.
La profondità va nascosta. Dove? Alla superficie (Hugo von Hofmansthal)
Alla superficie, nell'iniziale di ogni capoverso di ogni terzina del poema e nell'iniziale del verso che forma la coda di ogni canto.




ELEGIA DI MADONNA FIAMMETTA (1343)
DECAMERON
Reggente della quinta giornata, nella quale gli amori dopo certe peripezie hanno lieto fine, ovvero delle storie più fiabesche.
Con l'Elegia di Madonna Fiammetta si inaugura la manifestazione dell'umanesimo erudito di Boccaccio 'costituito da una sintesi di tradizione motologicaclassica e di celebrazione dell'umanità nei suoi caratteri più terreni, specifici e contemporanei.' [...] "Tutte le più famose eroine della mitologia, colpite e vinte da amore, sembrano prosternarsi, nel capitolo VIII, di fronte a questo doloroso idolo dei tempi nuovi, consapevoli della propria inferiorità; e Fiammetta sia aderge a inarriva bile esempio di sofferenza e d'esperienza. Al di sopra della tradizione libresca la realtà dello spirito moderno, che sola può vivificarla, attualizzandola" (Marti, cit da Filosa 84)

"Sotto il segno di un solo stato d'animo si costringe violentemente e si organizza un intero universo mitico e storico (dove si allineano secondo le esigenze di una scaltra e prepotente funzionalità dei, semidei, eroi tragici, personaggi a vario titolo 'esemplari' o tali resi da Boccaccio' (Velli 1995 190-191) Eppure tale esemplarità non è trascendente e fine a se stessa, bensì gremita di valenze, poiché "l'esemplarità dei personaggi antichi è supporto di un discorso umano logico-argomentativo (un diversamente edificante 'fabula docet')" (Ivi 193) cit da Filosa.














NINFALE FIESOLANO (1344-1346)


Erprofessor: Il pastore Africo corteggia la ninfa Mensola che appartiene al corteo di Diana, dea della caccia, e perciò votata alla castità. Con l’aiuto di Venere, dopo essersi travestito da donna, Africo riesce ad avvicinarla e a possederla. Temendo la punizione della dea, Mensola sfugge Africo, nonostante sia innamorata di lui, e il giovane, disperato, si uccide precipitandosi nelle acque del fiume che prende il suo nome. La ninfa partorisce un bambino, Pruneo; ma, nel tentativo di sfuggire all’ira di Diana che ha scoperto la sua trasgressione, anche Mensola cade in un ruscello e viene trasformata in acqua dalla dea. Si ripete così la vicenda di Mugnone, il nonno di Africo innamorato di una ninfa e trasformato anch’egli da Diana in un fiume. Pruneo sarà allevato dai genitori di Africo e diventerà ministro di Atlante, mitico fondatore di Fiesole.



E’ forse l’opera che mescolando la tradizione popolare con quella classica permette a Boccaccio un più accentuato realismo rispetto alle opere precedenti. Sono descritti con maggiore proprietà non solo gli ambienti campestri che si richiamano alla poesia elegiaca, ma anche reazioni e sentimenti degli stessi protagonisti.

Al di là della convenzionalità del testo in cui si affronta il tema della castità (Diana) e dell’amore (Venere), quello che qui colpisce e la facilità versificatoria la quale sembra rifarsi ai cantari popolari. D’altra parte anche questa volta ricorre al mito delle ninfe come votate alla castità, in quanto ancelle di Diana (si veda la Caccia di Diana), mentre vuole esaltare l’amore “naturale” comandato da Venere, ma al di là della realizzazione di esso, quello che qui conta è la maggiore capacità, grazie al distacco, della narrazione in sé.  E’ evidente, d’altra parte, che il tema sia mescolato con quello eziologico ad imitazione ovidiana, laddove appunto si parla di metamorfosi con cui si dà spiegazione ai fiumi fiorentini.














 DE MONTIBUS, SILVIS, FONTIBUS, LACUBUS, FLUMINIBUS, STAGNIS SEU PALUDIBUS ET DE DIVERSIS NOMINIBUS MARIS - DE MONTIBUS - LIBRO DEI MONTI  (1357-1360)
Manlio Pastore Stocchi, a cura di
Tutte le opere,voll. VII-VIII,II, Milano, Mondadori, 1998, pp. 1815-2122.
Internet Archive. WayBackMachine
I. De montibus; II. De silvis; III. De fontibus; IV. De lacubus; V. De fluminibus; VI. De stagnis et paludibus; VII. De diversis nominibus maris; Conclusioni

Filologicamente, ci sono giunti due codici dell'opera: la Redazione A, che oscilla tra il 1357 e il 1360; e la Redazione B, databile intorno al 1373, cosa che ci permette di constatare come il Certaldese lavorò al prontuario geografico fino alla morte.
La fortuna del De Montibus (ma anche della Genealogia che si era conclusa con la stessa dicitura) è durata fino al '700 in Italia perché era la massima enciclopedia per la comprensione del mondo classico. Vittore Branca ha recensito 64 testimoni, numero che sottolinea l'importanza dell'opera presso i primi umanisti.

La fortuna del De Montibus (ma anche della Genealogia che si era conclusa con la stessa dicitura) è durata fino al '700 in Italia perché era la massima enciclopedia per la comprensione del mondo classico. Vittore Branca ha recensito 64 testimoni, numero che sottolinea l'importanza dell'opera presso i primi umanisti.

https://griseldaonline.unibo.it/article/view/12210/13458










GENEALOGIE DEORUM GENTILIUM  (1347-1360)

Ipse insuper fui qui primus meis sumptibus Homeri libros et alios quosdam Grecos in Etruriam revocavi, et qua multis ante seculis abierant non redituri. Nec in Etruriam tantum, se in patriam deduxi. (Genealogia XV, 7, 5; cit. da Filosa)
His autem, si qui erunt, dicent longiorem debito quandoque fore, non aliud dicam, nisi quia sic opportunum esse ratus sum, aut quia me, ut fit, aliquando intellectus delectatio inpellebat, que prudentioribus non nunquam liberalissimum prestitit calamum.
Sed quid? Uti brevia habent intelligentium exercere ingenia, sic et ampliora minus intelligentium revocare; et id circo, qui plura noverunt, sint  memores quoniam et ipsi aliquandi fuere rudes, et ob id absque indignatione patiantur, si ampliscule iunioribus laboratum sit. (Genealogia XV 12, 4-5; cit. da Filosa)
Vari sono i suoi atteggiamenti nei confronti delle fonti che usufruisce; come trasportare nella sua opera la citazione parola per parola, ripeterla con espressioni proprie, compendiarla velocemente, fondere citazioni di varia provenienza, ma spessissimo, innalzare la materia fiabesca al livello di un racconto che ha tutti gli aspetti della novità, al punto che, se si ignora o si dimentica per un attimo la fonte citata, quel racconto dà l'impressione d'essere stato inventato per la prima volta dal Boccaccio. (Vincenzo Romano, 1971, 165)















DECAMERON  (1349-1361)

Il "Decameron Web" vent'anni dopo: bilanci e prospettive. Pubblicato il 15 dicembre 2021. Abstract
L’attuale pandemia ha riportato alla ribalta il capolavoro di Boccaccio per le analogie con il contesto della «mortifera pestilenza [...]nelle parti orientali incominciata» e la condizione di isolamento della «gentile brigata» che fa da cornice al novellare. A vent’anni dalla sua creazione anche il Decameron Webè stato di riflesso oggetto di rinnovato interesse, e da questo prendiamo lo spunto per bilancio di questo esperimento, nato in parte come edizione digitale, in parte come  portale  per  una  lettura  euna  didattica  divulgativa  e  collaborativa.  Dopo  una  breve  riflessione  su ‘ciò  che  è ancora vivo e ciò che è morto’(leggi obsoleto) oggi nel Decameron Web, delineiamo alcune prospettive per un suo potenziale rilancio, concentrandoci in particolare su due aspetti: le prospettive attuali per una riconfigurazione del portale al servizio di una comunità allargata di lettori, studiosi e studenti e la progettazione di nuovi strumenti che arricchiscano la visualizzazione del mondo del Boccaccio.Parole chiave: obsolescenza; collaborazione; XML;ArcGIS;GeoJSON.Massimo Riva: Brown University di Providenceriva@brown.eduÈ ordinario di StAbstractudi italiani e media moderni alla Brown University di Providence (Rhode Island, Usa). Sin dagli anni novanta, ha ideato vari progetti in rete, tra cui: il Decameron Webe il Garibaldi Panoramae il Risorgimento Archive, riuniti nel VirtualHumanities Lab. In fase di completamento, una monografia digitale intitolata Italian Shadows. A Curious History of Virtual Reality, progetto della Brown Digital Publications Initiative, sostenuta dalla Fondazione Mellon, che verrà pubblicata dalla Stanford University Press nel 2021.Michael Papio: University of Massachusetts Amherstpapio@umass.eduProfessore ordinario di Studi italiani e medievistica alla University of Massachusetts Amherst (Usa).

Umana cosa è aver compassione degli afflitti: e come che a ciascuna persona stea bene, a coloro è massimamente richesto li quali già hanno di conforto avuto mestiere e hannol trovato in alcuni; fra’ quali, se alcuno mai n’ebbe bisogno o gli fu caro o già ne ricevette piacere, io sono uno di quegli. Per ciò che, dalla mia prima giovanezza infino a questo tempo oltre modo essendo acceso stato d’altissimo e nobile amore, forse più assai che alla mia bassa condizione non parrebbe, narrandolo, si richiedesse, quantunque appo coloro che discreti erano e alla cui notizia pervenne io ne fossi lodato e da molto più reputato, nondimenomi fu egli di grandissima fatica a sofferire, certo non per crudeltà della donna amata, ma per soverchio fuoco nella mente concetto da poco regolato appetito: il quale, per ciò che a niuno convenevole termine mi lasciava contento stare, più di noia che bisogno non m’era spesse volte sentir mi facea. Nella qual noia tanto rifrigerio già mi porsero i piacevoli ragionamenti d’alcuno amico e le sue laudevoli consolazioni, che io porto fermissima opinione per quelle essere avenuto che io non sia morto.



Difficile non pensare agli Otto paradisi di Amir Khusrau da Delhi (Hasht Behesht) con la distribuzione delle narrazioni - e di chi narra - nei diversi giorni della settimana. Successione: Mercurio, Giove, Sole, Luna, Marte.

Fede, Speranza e Carità sono le tre virtù teologali, che corrisponderebbero ai tre narratori del Decameron, mentre le sette virtù capitali, che vincono i sette peccati capitali, sarebbero le sette narratrici.












BUCCOLICUM CARMEN (1349-1367)

Buccolicum carmen


















CORBACCIO  (1354-1355)
Giovanni Boccaccio
tra l'altre lor vanità, quando molto sopra gli uomini si vogliono levare, dicono che tutte le bone cose son femmine: le stelle, le pianete, le muse, le virtù, le ricchezze; alle quali, se non che disonesto sarebbe, null'altro vorrebbe rispondere se non: Egli è vero che son tutte femmine, ma non pisciano" (Elsa Filosi 145) Le donne senza una fisionomia particolare rimandano all'astrattezza delle idee, sono incorporee: capelli biondi, occhi cerulei sguardo perso nel vuoto, forme morbide, atti delicati.




































DE CASIBUS VIRORUM ILLUSTRIUM  (1355-1360)
Zaccaria (2001, 41)
Struttura complessa, rispetto a quella semplice del De mulieribus claris; che include anche biografie femminili; Boccaccio "immagina che ombre di personaggi illustri gl iappaiano nei loro abiti da vivi, ma affranti e laceri, colpiti dalla sventura, mentre nella propria stanza è intento allo studio e alla meditazione; e che gli chiedano di essere ascoltati e tramandati alla memoria dei posteri"
Vittore Branca, Il Sole 24 ore, 17 marzo 2002
[A proposito della fine di Romulda] "è una scena violenta e corrusca, orrorosa e macabra, acre di letto e di stalla e di sudire, grondante di sangue e di sesso, di libidine e di vendetta" e che fa pensare "alla grandiosa atrocità barbarica di certo teatro elisabettiano e del Tito Andronico shakespeariano. P 48
 















TRATTATELLO IN LAUDE DI DANTE (1357-1361)




















DE MULIERIBUS CLARIS (1361-1363)



La poetessa Faltonia Betizia Proba insegna la storia del mondo dalla creazione tramite la sua opera 'Cento vergilianus de laudibus Christi'. Miniatura di un manoscritto del XV secolo del De mulieribus claris, Autore Robinet Testard.
Giovanni Boccaccio
De mulieribus Claris. Traduzione dal latino di Donato Albanzani (1397) (I-XXXIX)
Volgarizzamento dell’opera di messer Boccaccio De claris mulieribus rinvenuto in un codice del xiv secolo dell’archivio cassinese pubblicato per cura e studio di d. Luigi Tosti Monaco della badia di Montecassino, seconda edizione, Milano per Giovanni Silvestri, 1841
Prima opera nella letteratura mondiale dedicata alle donne che hanno fama.
Elsa Filosa

Tre studi sul De mulieribus claris. (2012)
Si considera la prima opera neolatina che tenta di fondere la cultura greca e quella romana intese nella loro ideale unità. Certe aggiunte inserite al momento di dedicarlo ad Andrea Acciaiuoli, potente alla corte napoletana, non moralizzano in senso medievale il De mulieribus claris, non ritrattano quindi secondo l'A. e Vittorio Zaccaria (1967), che l'A. cita, ma servono a rendere il libro gradito senza riserve alla dedicataria, che gli assicura una circolazione amplissima in Europa, dimostrata dal numero dei manoscritti che lo riproducono, dalle traduzioni e dalle imitazioni. Clarus significa famoso, non è un giudizio di valore etico.

Del 2003 è la prima monografia sull'opera (Stephan Kolsky), lontano dal femminismo che accusa Boccaccio di misoginia, e dalla tendenza di occuparsi del De mulieribus in funzione delle imitazioni successive.

L'A. intende legare la fase giovanile e quella senile di Boccaccio, destituendo la visione dicotomica di un giovane bello e affascinante, pieno di erotismo e licenzioso, e di un vecchio convertito, succube del Petrarca, convertito, rigido e moralista.

Il De mulieribus non è uno scritto erudito, storico e moraleggiante, ma un "fiore di racconti piacevoli" (Natalino Sapegno), opera letteraria e narrativa.

L'A. intende mostrare come Boccaccio conferisca alle donne un corpo e una psicologia, grazie alla sua forza narrrativa e lla riscoperta dei classici originari. Fino a Boccaccio sia le eroine classiche che le sante sono rappresentate da una sola azione, da un unico attributo: con tinte piatte e tratti privi di spessore.

Nella Divina Commedia ci sono 41 donne, e secondo Kolsky (2003) queste potrebbero essere state un punto di partenza per il De mulieribus. Boccaccio si ispira al genere degli uomini illustri (Petrarca citato) e per primo crea il genere delle biografie femminili.
[Adalinda: A proposito della critica femminista che considera misogino Boccaccio:  nel Decameron, e anche nel De mulieribus, le donne sono eccellenti sia nel bene sia nel male. La parità è questa: se la donna è idealizzata la parità non può esistere. Idealizzata è l'eroina del melodramma ottocentesco.]

Boccaccio nel De mulieribus abbandola la struttura complessa del Decameron utilizzando quella biografica e cronologica medievale.
 
Questa opera può essere considerata umanistica, seppur di un umanesimo ancora aurorale ... per il recupero delel fonti greche e per quella commistione di antichità intesa nuovamente come l'insieme di letteratura greca e latina.

Nel De mulieribus claris Boccaccio fa uso dell'argumentum che significa fatti inventati che avrebbero potuto essere successi veramente (Argumentum est ficta res quae tamen fieri potuit), mentre fabula significa narrazione di cose immaginarie, e historia narrazione di cose realmente avvenute.

Come il Decameron è dedicato a una donna, e ha le stesse funzioni.

De Paulina romana femina (XCI) torna in Lisetta (Decameron IV 2) (Filosa 90)

Lucrezia (XLVIII) ha gli stessi preamboli introduttivi della novella di madonna Zinevra (II 9).

Boccaccio parla delle prostitute dicendo che talora la loro scelta dipende da una incuria delle loro madri, e non fa un valore assoluto della castità e della verginità : Quam ob rem non semper meretricum aspernanda memoria est, quin imo, dum ob aliquod virtutis meritum se fecerint memoratu dignas latiori letiorique sint preconio extollende, cum in eis hoc agat comperta virtus (De mulieribus L)

A p. 138 descrive le donne che sono pavide nel rispondere a una richiesta del marito, mentre affrontano qualuqnue pericolo, compreso il mettersi in mare, se voglio seguire un amante. Filosa, 138 accosta questo brano a Giovenale al Decameron e al Corbaccio, nonche alla novella di Paganin del mare.

I meccanismi della beffa sono presenti sia nel Decameron sia nel De mulieribus claris. A volte la beffa è la stessa: la fuga per mare. Anche l'oggetto del desiderio è lo stesso: ritrovare l'amato. Ma mentre nell'opera latina l'amato è il legittimo consorte nel Decameron l'amato è l'amante, nel De mulieribus claris è il legittimo marito
- come nella novella di Straparola della sposa volante da Firenze alle Fiandre.

Per Filosi De mulieribus è un'opera rivoluzionaria che rappresenta donne in carne ed ossa, segna un punto di rottura nella rappresentazione stereotipica della donna, proiettando la figura femminile in una nuova prospettiva più intimamente psicologica e più umana, oltre che - se si può dire - umanistica. (142)
Giovanni Boccaccio
O femineum decus neglexisse muliebria et studiis maximorum  vatum applicuisse ingenium! Verecundentur segnes et de se ipsis misere diffidentes; que, quasi in ocium et thalamis nate sint, sibi ipsis suadent se, nisi ad amplexus hominum et filios concipiendos alendosque utiles esse, cum omnia que gloriosos homines faciunt, si studiis insudare velint, habeant cum eis comunia (De mul., LXXXVII 3; Antonia minore, figlia di Marco Antonio)
Onore alle femmine che hanno dimenticato le faccende donnesche e hanno applicato il loro ingegno allo studio dei massimi poeti! Si vergognino quelle indolenti e tristemente prive di fiducia in se stesse: come se fossero nate per l'ozio del talamo, da sé si convincono di non servire ad altro che all'amplesso degli uomini e al concepimento e al nutrimento dei figli,  mentre, se volessero applicarsi seriamente agli studi, avrebbero tutto ciò che rende gli uomini eccellenti. (trad.nostra)


[Boccaccio parla delle prostitute dicendo che talora la loro scelta dipende da una incuria delle loro madri, e non fa un valore assoluto della castità e della verginità :] Quam ob rem non semper meretricum aspernanda memoria est, quin imo, dum ob aliquod virtutis meritum se fecerint memoratu dignas latiori letiorique sint preconio extollende, cum in eis hoc agat comperta virtus (De mulieribus L)
Stephen Kolsky
(citato da Filosa 153) Boccaccio's secularized presentation of women in De mulieribus claris is one of the foundational - and richly complex and enigmatic - text for our modern discourse on women, inaugurating a literary genre that flourished in the early modern period.
Attilio Hortis
(citato da Filosa 153) E la donnina col visetto chino, dalla tinta di rosa impallidita, gli occhi di colomba semichiusi, velati, è ella ormai cancellata dal cuore degli amanti? No; ella viveva ancora nell'arte pittorica che andava ancor sognando col medio evo, finché Leonardo da Vinci aperse quegli occhi semichiusi e sulle labbra, atteggiate prima a un'estasi di pianto, impresse il bacio vitale che creò il sorriso della Gioconda. Tardi fioriscono le arti figurative, dopo che la letteratura ha già portato frutti maturi; e due secoli interi dovranno attendere che il Tiziano dipinga sulle tele le voluttuose donne descritte da Giovanni Boccaccio.
Ma non può essere così semplice. Intanto Boccaccio poteva scrivere il Decameron senza committente, mentre i pittori non potevano farne a meno, poi il pubblico delle immagini era formato da tutti coloro che potevano accedere a quell'immagine, mentre il pubblico dei racconti era più limitato. I canterini dei cantimbanchi, il cui pubblico è paragonabile a quello dell'arte figurativa, riprendono Boccaccio e presentano fiabe, ma siamo apputno nel XV secolo e anche nel XVI.
Quello dello scrittore è un laboratorio provato, quello del pittore e dello scultore è la piazza della città, la chiesa, il palazzo comunale.
Maria Teresa Casella
(citato da Filosa 156) Il De mulieribus claris non meno di altre opere erudite del Boccaccio, presenta un'intelaiatura di citazioni classiche implicite, cioè sottaciute, nelle cui laglie l'autore [...] ha diffuso le ricchezze della sua inesauribile vena narrativa e descrittiva.

Il concetto di claritas è sganciato dalla virtù come dal vizio
Filosa
Su 106 donne 68 (64%) sono modelli positivi che le letterici potrebbero imitare; mentre 18 (17%) sono esempi negativi e comprendono Venere inventrice dei postriboli, Niobe e la papessa Giovanna esempi di superbia, omicide e pluriomicide, Medea, Clitemnestra, Atalia, Olimpia, Agrippina madre di Nerone; la manipolatrice Sabina Poppea e la maliziosa Deianira, Elena, Pocri [Procri?] avara, Circe, Flora, Cleopatra, Semiamira e Faustina Augustealussuriose, Paolina vanagloriosa. Solo 6 donne sono cristiane, percentuale minima nel De mulierinbus come nella Familiare XXI 8 di Petrarca.
L'innovazione più importante e nella quantità di donne artisce e studiose. La prostituta Leena temendo di cedere alle torture, si taglia la lingua con un morso. Avevo sentito da Sandro Gimigliano questo morso come di Giordano Bruno in risposta alla proposta di abiurare sul rogo. 
Filosa In conclusione l'A. afferma la novità tematica e narrativa di Boccaccio, ne descrive l'immenso successo in tutta Europa, ne osserva la 'normalizzazione' nei secoli successivi. Con il De mulieribus claris Boccaccio fu il primo a intuire questo bisogno [pubblico di lettori femminile] e questa nuova tendenza, vero capostipite dei numerosi, futuri apologeti del genere femminile.
Così conclude l'A. E se invece Boccaccio avesse intuito la parità fra uomini e donne? Per quresto nel Demulieribus ci sono esempi negativi, per questo non tutte le donne del Decameron sono celebrate come virtuose o amabili, e sono punite senza pietà se disprezzano il desiderio maschile.
 

TRIONFO DI SAN TOMMASO NEL CAPPELLONE DEGLI SPAGNOLI NELLA CHIESA DI SANTA MARIA NOVELLA


Santa Maria Novella. Cappellone degli Spagnoli. Trionfo di San Tommaso

scienze sacre

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Dionigi Aeropagita
Sant Agostino



scienze profane e arti liberali





Cartiglio: Mulceo dum loquor varios induta colores






Cicerone con un porro sulla guancia sinistra

Aritmetica, conta con la destra, regge una tavoletta con la sinistra
Geometria, con una squadra
Astronomia, con la sinistra indica l'alto e nella destra tiene un astrolabio
Musica, suona un organo portativo
Dialettica o Logica, con un ramo fiorito
Retorica, con un cartiglio nella destra
Grammatica, con uno dei suoi scolari
Pitagora
Euclide
Tolomeo
Tubalcain figlio di Lamech, personaggio biblico inventore
di tutti gli strumenti
Pietro ISpano, poi Papa Giovanni XXI
Cicerone oratore
Prisciano di Cesarea








BIBLIOGRAFIA
AUTORE
TITOLO LUOGO
EDITORE
DATA
LINK
Giovanni Boccaccio
Decameron Firenze
Sadea/Sansoni
1966

Giovanni Boccaccio
Amorosa Visione di Giovanni Boccaccio
Nuovamente corretta su i manoscritti


Firenze
Per Ignazio Moutier
1833
https://it.wikisource.org/wiki/Indice:Boccaccio_-_Amorosa_visione,_Magheri,_1833.djvu
3.10.22
Giovanni Boccaccio
Opere Volgari di Giovanni Boccaccio corrette su i testi a penna. Edizione I. Vol. XIV.
Amorosa Visione di Giovanni Boccaccio
Nuovamente corretta su i manoscritti
Firenze
Per Ignazio Moutier 1833
https://archive.org/details/bub_gb_fY2Jk1xdR0oC/page/n6/mode/1up
3.10.22
Giovanni Boccaccio
Amorosa Visione. Composta per  M.Gio.Boccaccio. Testo di lingua
Palermo
Dalla Tipografia di Giuseppe Assenzio
1818
https://books.google.it/books?id=4hpJAAAAMAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_
ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false; 3.10.22
[Considerata scorrettissima da chi ha compilato l'edizione fiorentina del 1833, che dice come 1818 ometta i sonetti e non fa parola dell'Acrostico]
Giovanni Boccaccio
NInfale fiesolano, Decameron, Corbaccio, Rime,,,
Cento libri per mille anni, vol. 9
Roma
Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato
1996

Francesco Mango
Acrostici dell'Amorosa Visione di M. Giovanni Boccacci
Genova
Tipografia di Angelo Ciminago
1898
https://archive.org/details/acrosticidellaam00bocc/page/n8/mode/1up
Giovanni Boccaccio
Amorosa visione; a c. di Domenico Ciampoli
Lanciano
Carabba
1911
https://archive.org/details/amorosavisione00bocc/page/1/mode/1up
Nicola Castagna
Di un acrostico di Giov. Boccaccio
Napoli
Tipografia del Fibreno
1860
cit da Mango, p. 26
Vincenzo Catenacci
Studio critico su la Visione Amorosa di Giovanni Boccaccio
Monteleone
Tipografia Francesco Passafaro
1892
https://archive.org/details/studiocriticosu00categoog/page/n4/mode/1up
Jean-Luc Nardone, Henri Lamarque (éd.)
L’histoire de Griselda. Tome 1 : Prose et poésie


2000
https://pum.univ-tlse2.fr/~L-histoire-de-Griselda-Tome-1~.html
Giovanni Boccaccio Decameron. Edizione di riferimento a c. d. Vittore Branca
Torino UTET
1956
http://www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_2/t318.pdf

wikipedia
Tabella novelle, luoghi sintesi

Wikipedia

https://it.wikipedia.org/wiki/Struttura_del_Decameron
Erprofessor
Blog del professore. Giovanni Boccaccio


2017
https://www.erprofessor.com/2017/12/24/giovanni-boccaccio/
Natascia Tonelli
Perché narrando il duol si disacerba, prima parte   

natascia.tonelli@unisi.it
2013
https://laricerca.loescher.it/perche-narrando-il-duol-si-
disacerba/
Natascia Tonelli Perché narrando il duol si disacerba, seconda parte  


2013
https://laricerca.loescher.it/perche-narrando-il-duol-si-disacerba-seconda-parte/
Natascia Tonelli Fisiologia della passione. Poesia d'amore e medicina da Cavalcanti a Boccaccio
Firenze
SISMEL
2015

Bibliothèque de l'Arsenal

Maestro di Jean Mansel (1430-1450).
Copista del manoscritto: Guillebert de Mets
Parigi
Bibliothèque de l'Arsenal, 5070, f. 233v

https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b7100018t/f470.item.r=decameron%205070
Ente Boccaccio Maestro di Jean Mansel (1430-1450).
Copista del manoscritto: Guillebert de Mets   
Parigi
Bibliothèque de l'Arsenal, 5070, f. 233v
http://www.enteboccaccio.it/s/ente-boccaccio/item-set/
815?sort_by=created&sort_order=desc&page=1

wikimedia
Testo, a cura di Aldo Massera
Roma-Bari
Laterza
1927
https://it.wikisource.org/wiki/Decameron

wikimedia Giornata prima
Roma-Bari Laterza 1927 https://it.wikisource.org/wiki/Decameron/Giornata_
prima

wikimedia Giornata seconda
Roma-Bari Laterza 1927 https://it.wikisource.org/wiki/Decameron/Giornata_
seconda

wikimedia Giornata terza Roma-Bari Laterza 1927 https://it.wikisource.org/wiki/Decameron/Giornata_
terza

wikimedia Giornata quarta
Roma-Bari Laterza 1927 https://it.wikisource.org/wiki/Decameron/Giornata_
quarta

wikimedia Giornata quinta
Roma-Bari Laterza 1927 https://it.wikisource.org/wiki/Decameron/Giornata_
quinta

wikimedia Giornata sesta Roma-Bari Laterza 1927 https://it.wikisource.org/wiki/Decameron/Giornata_
sesta

wikimedia Giornata settima Roma-Bari Laterza 1927 https://it.wikisource.org/wiki/Decameron/Giornata_
settima

wikimedia Giornata ottava Roma-Bari Laterza 1927 https://it.wikisource.org/wiki/Decameron/Giornata_
ottava

wikimedia Giornata nona Roma-Bari Laterza 1927
https://it.wikisource.org/wiki/Decameron/Giornata_
nona

wikimedia Giornata decima
Roma-Bari Laterza 1927
https://it.wikisource.org/wiki/Decameron/Giornata_
decima

Michelangelo Picone
Boccaccio canta: il ‘Decameron’ nel teatro musicale, in Autori e lettori di Boccaccio, a cura di Michelangelo Picone
Firenze
Cesati
2002
biblionline: Boccaccio_canta_il_Decameron_nel_
teatro

Bruni
Boccaccio, l'invenzione della letteratura mezzana





Francesco Paolo Botti
"La virtù impura. La novella di Natan e  Mitridanes e la X giornata del Decameron"  in Nella moltitudine delle cose. Convegno internazionale su Giovanni Boccaccio a settecento anni dalla nascita. A cura di Danilo Capasso; pp. 84-106
NC USA
Ae Aonia edizioni, Lulu Press   
2016
https://books.google.it/books?id=uLspDAAAQBAJ&pg=
PA98&lpg=PA98&dq=Natan+il+generoso&source=bl&ots=
Q7tITqEri3&sig=&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwi11ZaSn5T5
AhXVnP0HHXKpBukQ6AF6BAgPEAM#v=
onepage&q=Natan%20il%20generoso&f=false

Wikimedia
Boccaccio. Decameron. Indice dei nomi di persona. A cura di Aldo Massera
Roma-Bari
Laterza
1927
https://it.wikisource.org/wiki/Decameron/Indice_dei_nomi_di_persona

Wikimedia
Boccaccio. Decameron. Indice dei nomi di luogo. A cura di Aldo Massera Roma-Bari
Laterza
1927
https://it.wikisource.org/wiki/Decameron/Indice_dei_nomi_di_luoghi

Giovanni Boccaccio
Opera omnia



https://digilander.libero.it/il_boccaccio/index.html

Giovanni Boccaccio
Amorosa visione



https://digilander.libero.it/il_boccaccio/boccaccio_amorosa_visione.html

T. Bellone, L. Mussio, C. Porporato
Data processing of the "Decameron" by Giovanni Boccaccio—for the 700th year of his birth (2014)    Appl Geomat



https://link.springer.com/content/pdf/10.1007/s12518-016-0167-6.pdf;
 biblionline: 2016_Decameron_DataProcessing.pdf  

Michael Papio e Massimo Riva Il "Decameron Web" vent'anni dopo:bilanci e prospettive.

2021
https://griseldaonline.unibo.it/article/view/12210/13458
Matteo Bosisio
Fenomenologia dell' 'amore mezzano' e senso del pudore nella Caccia di Diana e nella Comedia delle ninfe fiorentine.



http://www.controappuntoblog.org/2017/12/21/boccaccio-la-caccia-di-diana
-by-matteo-bosisio-testo-completo-e-tanto-boccaccio/


Elsa Filosa

Tre studi sul De mulieribus claris
Milano
LED, Edizioni Universitarie di Lettere Economia Diritto

https://www.ledonline.it/ledonline/589-filosa-studi/589-filosa-studi.pdf

Giovanni Boccaccio
De mulieribus claris. A cura di Vittorio Zaccaria
Milano
Mondadori
1970


Vittorio Zaccaria
Il genio narrativo nelle opere latine del Boccaccio


1992


Vincenzo Romano
Invenzione e fonti nella "Genealogia" del Boccaccio In: Studi e problemi di critica testuale vol. 2pp.153-171

1971
http://opac.regesta-imperii.de/lang_en/autoren.php?name=Romano%2C+
Vincenzo








Michelangelo Picone
Boccaccio e la codificazione della novella: letture dal Decameron
Ravenna

2008
http://opac.regesta-imperii.de/lang_en/anzeige.php?sammelwerk=Picone%2C
+Boccaccio+e+la+codificazione+della+novella&pk=1473141
http://opac.regesta-imperii.de/id/1473141

Michelangelo Picone
L'invenzione della novella italiana. Tradizione e innovazione



https://www.studocu.com/it/document/universita-degli-studi-di-messina
/metodologia-della-ricerca-filologica-romanza/michelangelo-
picone-linvenzione-della-novella-italiana/1237544


Michelangelo Picone, a cura di
Boccaccio canta: il 'Decameron' nel teatro



https://www.academia.edu/15250239/Boccaccio_canta_il_Decameron_nel_teatro_musicale_in_Autori_e_lettori_
di_Boccaccio_a_cura_di_Michelangelo_Picone_Firenze_Cesati_2002_pp_409_420?email_
work_card=reading-history

Francesco Corazzini
Giovanni Boccaccio. Le lettere edite e inedite. Tradotte e commentate con nuovi documenti
Firenze
G. C. Sansoni, Editore
1877
https://archive.org/details/lelettereeditee01boccgoog/page/n7/mode/2up













Nelli tre infrascritti sonetti si contengono per ordine tutte le lettere principali de' rittimi della infrascritta Amorosa Visione. E però che in quelli il nome dell'autore si contiene, altrimenti non si cura di porlo. I sonetti sono questi.
DEDICATORIA [ACROSTICO]
Testo a  cura di Domenico Ciampoli, 1911; pp. 7-9 [1343]Il testo è inattendibile, le varianti nelle iniziali (canti XX-XXI o XXII) non corrispondono alle iniziali dei capoversi.

Digilander Boccaccio OM; segue Vittore Branca che segue Claricio 1521


Primo sonetto, caudato con una terzina, nel cui terzo endecasillano il nome dell'autore si contiene, che non fa parte dell'acrostico






Mirabil cosa forse la presente
visïon vi parrà, Donna gentile,
a riguardar, sì per lo nuovo stile,
sì per la fantasia, ch'è nella mente.
   
Rimirandovi un dì subitamente
bella, leggiadra et in abit'umile,
in volontà mi venne con sottile
rima tractar parlando brievemente.
   
Adunque a voi, cui tengo donna mia
et chui senpre disio di servire,
la raccomando, Madama Maria;

e prieghovi, se fosse nel mio dire
difecto alcun, per vostra cortesia
correggiate amendando il mio fallire.

Cara Fiamma, per cui 'l core ò caldo,
que' che vi manda questa Visïone
Giovanni è di Boccaccio da Certaldo.










-1

Mirabil cosa forse la presente
vision vi parrà, donna gentile,
a riguardar, sì per lo nuovo stile,
sì per la fantasia ch'è nella mente.
   
Rimirandovi un dì subitamente
bella, leggiadra et in abit'umile,
in volontà mi venne con sottile
rima tractar parlando brievemente.
   
Adunque a voi, cui tengho donna mia
et chui senpre disio di servire,
la raccomando, Madama Maria;

e prieghovi, se fosse nel mio dire
difecto alcun, per vostra cortesia
correggiate amendando il mio fallire.

Cara Fiamma, per cui 'l core ò caldo,
que' che vi manda questa Visïone
Giovanni è di Boccaccio da Certaldo.
A
B
B
A

A
B
B
A

C
D
C

D
C
D

E
F
E
Sonetto

















coda, terzina





4




4



3



3



3




totale versi

17






Secondo sonetto, caudato con un distico







Il dolce immaginar che 'l mio chor face
della vostra biltà, Donna pietosa,
recam'una soavità sì dilectosa
che mecte lui con mecho in dolcie pace.
  
Poi quando altro pensier questo disface,
piangemi dentro l'anima angosciosa,
cercando come trovar possa posa,
et sola voi disiar le piace.

Et però volend'i' perseverare
pur nello 'nmaginar vostra biltate,
cerco con rime nuove farvi i' onore.

Questo mi mosse, donna, a compilare
la Visïone in parole rimate,
che io vi mando qui per mio amore.

Fatele onor secondo il su' valore,
avendo a tempo poi di me pietate.






-1
+1

Il dolce inmaginar che 'l mio chor face
della vostra biltà, Donna pietosa,
recam'una soavità sì dilectosa
che mette lui con mecho in dolcie pace.
  
Poi quando altro pensiero questo disface,
piangemi dentro l'anima 'ngosciosa,
cercando come trovar possa posa,
et sola voi disiar le piace.

Et però volend'i' perseverare
pur nello 'nmaginar vostra biltate,
cerco con rime nuove farvi i' onore.

Questo mi mosse, donna, a compilare
la Visione in parole rimate,
che io vi mando qui per mio amore.

Fatele onor secondo il su' valore,
avendo a tempo poi di me pietate.

A
B
B
A

A
B
B
A

C
D
C

D
C
E

E
C
Prima quartina



Seconda quartina



Prima terzina


Seconda terzina


Coda, distico



4




4



3



3


2




Totale versi
16






Terzo sonetto, caudato con una terzina e rinterzato, con inserimento di otto settenari; due in ciascuna quartina, dopo il primo e il terzo endecasillabo, uno in ciascuna terzina, dopo il secondo endecasillabo,  due nella coda, dopo il primo e il secondo verso. I settenari sono in corsivo.







O chi che voi vi siate, o gratïosi
animi virtuosi,
in cui amor come 'n beato loco
celato tene il suo giocondo focho,
i' vi priego c'un poco
prestiate lo 'ntellecto agli amorosi

versi, li quali sospinto conposi
forse da disiosi
voler troppo 'nfiammato; o se 'l mio fioco
cantar s'imvischa nel proferer broco,
o troppo è chiaro o roco,
amendatel' acciò che ben riposi.

Se in sè fructo o forse alcun dilecto
porgesse a vo', Lector, ringratïate
colei, la cui biltate
questo mi mosse ad far come subgiecto.

E perchè voi costei me' conosciate,
ella somigli' Amor nel su' aspecto,
tanto c'alcun difecto
non v'à a chi già 'l vide altre fiate;

E l'un dell'altro si gode di loro,
ond'io lieto dimoro.
Rendete a lei il meritato alloro,
E più non dic'omai,
perchè decto mi par aver assai.


























-1+1
O chi che voi vi siate, o gratiosi
animi virtuosi,
in cui amor come 'n beato loco
celato tene il suo giocondo focho,
i' vi priego c'un poco
prestiate lo 'ntellecto agli amorosi

versi, li quali sospinto conposi
forse da disiosi
voler troppo 'nfiammato; o se 'l mio fioco
cantar s'imvischa nel proferer broco,
o troppo è chiaro o roco,
amendatel acciò che ben riposi.

Se in sé fructo o forse alcun dilecto
porgesse a vo' lector, ringratiate
colei la cui biltate
questo mi mosse a ffar come subgiecto.

E perché voi costei me' conosciate,
ella somigli' Amor nel su' aspecto,
tanto c'alcun difecto
non v'à a chi già 'l vide altre fiate;

e l'un dell'altro si gode di loro,
ond'io lieto dimoro.
Rendete a llei 'l meritato alloro!
E più non dico 'mai,
perché decto mi par aver assai.
A
A
B
B
B
A

A
A
B
B
B
A

C
D
D
C

D
C
C
D

E
E
E
F
F
prima quartina, rinterzata




seconda quartina, rinterzata




prima terzina, rinterzata


seconda terzina, rinterzata


coda, terzina rinterzata con due
settenari






6






6




4




4





5




totale versi
25
totale dei versi dei tre sonetti
47

totale dei caratteri dei tre sonetti, trascritti ora (2.10.2022) eliminando spazi e segni d'interpunzione
1502

I, II, III, IV, V , VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV, XV, XVI, XVII, XVIII, XIX, XX; XXI, XXII, XXIII, XXIV, XXV: 29 terzine (87 vv) + 1 coda di 1 verso (vv iniziali 30 * 25 canti), iniziali acrostico
750
vv.
2200
XXVI, 30 terzine + 1 v; iniziali acrostico
31
vv.
91
XXVII, XXVIII, XXIX, XXX, XXXI, XXXII, XXXIII, XXXIV, XXXV, XXXVI, XXXVII, XXXVIII, XXXIX, XL, XLI, XLII, XLIII (17 canti) 29 terzine (vv. 87 +1) + 1 coda di 1 verso 510
vv. 1496



XLIV, 28 terzine + 1 v.

29
vv
85
XLV, XLVI, XLVII, XLVIII, XLIX, 29 terzine (vv. 87 +1) + 1 coda di 1 verso 150
vv. 440
L, 31 terzine + 1 v. di coda
32
vv. 94


Totale iniziali acrostico 1502
tot. vv.
4406






I canti I-XXV, XXVII-XLIII e XLV-XLIX (47 canti) hanno 29 terzine e coda di un verso 1410

4136
XXVI, 30 terzine + coda di un verso
31

91
XLIX, 28 terzine + coda di un verso


29

85
L, 31 terzine + coda di un verso


32

94


Totale iniziali acrostico 1502

4406







I canti I-XXV, XXVII-XLIII e XLV-XLIX (47 canti) sono di 29 terzine caudate di un verso, corrispondenti a 1410 lettere dell'acrostico
Il canto XXVI è di 30 terzine, caudato di 1 v., corrispondente a 31 lettere dell'acrostico
Il canto XLIV è di 28 terzine, caudato di 1 v., corrispondente a  29  lettere dell'acrostico
Il canto L è di 31 terzine, caudato di 1 v., corrispondente a 32 lettere dell'acrostico

totale dei capoversi e delle code, corrispondenti alle lettere dei tre sonetti dell'acrostico dedicatorio

1410
31
29
32

1502


____________________
© Adalinda Gasparini
Online dal 31 luglio 2022
Ultima revisione 23 ottobre 2022
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