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LA BELLA PRIGIONIERA | LA BELLA PRIGIONIERA | THE BEAUTIFUL PRISONER LADY | |
ITALIANO - 1996 | ITALIANO VENETO LETTERARIO -1551-1553 | INGLESE -
1894 |
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C'era una
volta,
tanto tempo fa, nell'antico borgo di Lucolena, un
pover'uomo che aveva tre figli, e non sapeva come
nutrirli e mantenerli. Un bel giorno i figli,
assillati dal bisogno, considerando che il loro
babbo aveva una grande miseria e poche forze, si
consigliarono tra loro e decisero di alleviare il
suo peso, e di andare in giro per il mondo per
cercare di guadagnarsi da vivere. Così
inginocchiandosi davanti a lui gli chiesero il
permesso di partire, promettendogli che dopo dieci
anni sarebbero tornati a Lucolena. Si misero in cammino tutti insieme con questo desiderio, poi giunsero a un certo crocevia dove si separarono per ritrovarsi nello stesso posto di lì a dieci anni, e andarono ciascuno in una direzione diversa. Il maggiore arrivò a un accampamento di soldati che stavano facendo la guerra, e si mise a servire il colonnello; in poco tempo imparò l'arte militare e diventò un coraggioso soldato e un valoroso combattente, tanto che era il più bravo di tutti. Era poi così agile che arrampicandosi sui muri con due pugnali riusciva a scalare tutte le torri. Il secondo arrivò a un porto dove fabbricavano navi e si mise a lavorare con un maestro che conosceva benissimo l'arte navale, imparando in poco tempo così bene che nessuno poteva gareggiare con lui, e tutti lo onoravano per la sua abilità. Il terzo invece sentì cantare un usignolo, e siccome gli piaceva tanto camminava per oscure vallate e per fitti boschi, per lagune, per foreste deserte, per luoghi impervi e disabitati, seguendo sempre l'usignolo e le sue melodie. Si innamorò tanto del dolce canto degli uccelli che non pensò più a tornare indietro e rimase ad abitare in quelle foreste. Vivendo ininterrottamente per dieci anni in quei luoghi solitari, senza una casa, diventò un uomo selvatico, e ascoltando continuamente gli uccelli imparò il linguaggio di tutte le loro specie, li ascoltava con immensa gioia e li comprendeva, e gli uccelli lo riconoscevano. Quando fu il giorno in cui dovevano tornare a casa, i primi due fratelli si ritrovarono nel luogo stabilito e si misero ad aspettare il terzo, e quando lo videro arrivare tutto nudo e coperto di pelo gli andarono incontro, e scoppiando in lacrime lo abbracciarono e lo baciarono, poi lo fecero vestire. Mentre erano insieme a mangiare in un'osteria un'uccello si posò su un albero e cantando disse: "Sappiate, voi che state mangiando, che in un angolo dell'osteria c'è un grande tesoro sepolto, che da tempi lontani è destinato a voi, andate a prenderlo!", e volò via. Allora il terzo fratello spiegò agli altri due per filo e per segno cos'aveva detto l'uccello, andarono a scavare in quell'angolo ed estrassero il tesoro, poi tutti contenti tornarono a Lucolena dal loro babbo ricchi sfondati. Dopo che il padre li ebbe abbracciati fecero festa e mangiarono e bevvero in abbondanza tutti insieme. Accadde che il terzo fratello sentì un uccello cantare, e diceva che nel mar Tirreno, un po' lontano dalla costa, c'è lo Scoglio d'Affrica, e su quest'isola una grande maga aveva costruito un castello fortificato tutto di marmo, con l'entrata custodita da un serpente che sputava dalla bocca fuoco e veleno, e sulla soglia c'era un basilisco, che pietrificava con lo sguardo. Nella torre di questo castello con un tesoro inestimabile di oro e pietre preziose era chiusa la fanciulla più affascinante del mondo, la bella Dora. "Chi andrà in quel luogo e scalerà la torre, avrà il tesoro e la bella prigioniera", concluse l'uccello, e volò via. Appena il terzo fratello ebbe riferito questa notizia agli altri due, decisero di andarci tutti insieme. Il primo promise di scalare la torre con i suoi due pugnali, il secondo di costruire una nave veloce come il vento. La nave in poco tempo fu pronta, e i tre fratelli con un vento favorevole attraversarono il mare e si diressero verso lo Scoglio d' Affrica. Arrivarono una notte, e all'alba il primo fratello armato di due pugnali scalò la torre, dopo aver legato la bella prigioniera con una corda la calò giù dai suoi fratelli, poi prese i rubini, le gemme e il mucchio d'oro, e scese anche lui con grande allegria. Dopo aver vuotato il castello i tre fratelli tornarono a Lucolena sani e salvi e fecero tre parti uguali del tesoro. Ma a proposito della bella Dora smisero di andare d'accordo, perché tutti e tre volevano sposarla e non era possibile dividerla. Ci furono grandi discussioni e contrasti, poi ricorsero al giudice per sapere chi la meritava di più, ma fino ad oggi non si è deciso. Quale dei tre fratelli meriti la bella prigioniera dovrai dirlo tu. |
Trovavasi
in questa alma cittá un povero uomo che aveva tre
figliuoli; e per la troppa sua povertá non aveva
modo di nodrirli e sostentarli. Per il che i
figliuoli, astretti dal bisogno, vedendo la grande
inopia del padre, e considerando le picciole e
deboli forze di quello, fatto consiglio tra loro,
deliberorono di alleggerire il carico del padre suo,
e andar pel mondo vagando col bastone e la tasca,
per cercar di guadagnarsi alcuna cosa onde potessero
sostentar la vita loro. Per tanto, inginocchiatisi
avanti il padre, gli addimandarono licenzia di
andarsi procacciando qualche guadagno:
promettendogli che, passati dieci anni,
ritornerebbono nella patria. E partendosi con tal
desiderio, poiché furono giunti a certo luogo che
parve loro, si partirono l'uno dall'altro. E il
maggiore per sua ventura andò in campo di soldati
che erano alla guerra, e accordossi per servo con un
capo di colonnello; e in poco spazio di tempo
divenne perito nell'arte della milizia, e fecesi
valente soldato e valoroso combattitore, di modo che
teneva il principato tra gli altri: ed era tanto
agile e destro, che, con duo pugnali, pel muro
ascendeva ogni alta rocca. Il secondo arrivò ad un
certo porto dove si fabricavano navi; e accostossi
ad uno di quei maestri da navi, il quale era
eccellente in quell'arte: e in breve tempo fece gran
profitto, si che non aveva pari a lui, ed era molto
celebrato per tutto quel paese. L'ultimo, veramente,
udendo i dolci canti di Filomena, e di quelli
grandemente dilettatosi, per oscure valli e folti
boschi, per laghi e per solitarie e risonanti selve
e luoghi deserti e disabitati, i vestigi e i canti
di quella sempre andava seguitando; e talmente fu
preso dalla dolcezza del canto de gli uccelli, che,
smenticatosi il cammino di ritornare adietro, rimase
abitatore di quelle selve: di modo che, stando di
continuo per anni dieci in quelle solitudini senza
abitazione alcuna, divenne come un uomo selvatico; e
per l'assidua e lunga consuetudine di tai luoghi
imparando il linguaggio di tutti gli uccelli, gli
udiva con gran dilettazione e intendevali, ed era
conosciuto come il dio Pane tra i Fauni. Venendo il giorno di ritornar alla patria, i duoi primi si ritrovorono al destinato loco, ed aspettorono il terzo fratello; qual poi che viddero venir tutto peloso e nudo, gli andarono in contra: e per tenerezza d'amore prorompendo in lagrime, l'abbracciorono e basciorono, e vestironlo. E mangiando nell'ostaria, ecco che un uccello volò sopra un albero; e con la sua voce cantando diceva: — Sapiate, o mangiatori, che nel cantone dell'ostaria vi è ascoso un gran tesoro, il qual giá gran tempo vi è predestinato; andatelo a tôrre! — e dette queste parole, volò via. Allora il fratello, ch'era venuto ultimamente, manifestò per ordine agli altri fratelli le parole ch'avea dette l'uccello; ed escavorono il luogo che li aveva detto, e tolseno il tesoro che vi trovorono: onde molto allegri ritornorono al padre ricchissimi. Dopo i paterni abbracciamenti e le ricche e sontuose cene, un giorno questo fratello, che ultimo venne, intese un altro uccello che diceva, che nel mare Egeo pel circoito di circa dieci miglia v'è un'isola che si chiama Chio, nella quale la figliuola d'Apolline vi fabricò un castello di marmo fortissimo, la cui entrata custodisce un serpente che per la bocca getta fuoco e veleno, e alla soglia di questo castello v'è legato un basilisco. Quivi Aglea, una delle piú graziate donne che sia al mondo, è rinchiusa con tutto il tesoro che l'ha ragunato: ed havvi raccolto infinita quantitá di danari. — Chi anderá a quel luogo e ascenderá la torre, guadagnerá il tesoro e Aglea. — Dette queste parole, l'uccello volò via. Allora, dechiarato il parlar di quello, deliberorono i tre fratelli di andarvi. E il primo promise di ascender la rocca con duoi pugnali; il secondo di far una nave molto veloce. La qual fatta in poco spazio di tempo, un giorno con buona ventura e con buon vento, traversando il mare, s'inviorono verso l'isola di Chio. Alla quale arrivati, una notte, circa il far del giorno, quel franco soldato armato di duoi pugnali ascese sopra la rocca; e presa Aglea e legatala con una corda, la diede ai fratelli: e tratti i rubini e gioie ed un monte d'oro che v'era, indi allegramente discese, lasciando vota la terra per lui saccheggiata; e tutti ritornorono sani e salvi nella patria. E della donna, la qual era indivisibile, nacque discordia tra lor fratelli, a cui rimaner devea. E furono fatte molte e lunghe dispute, chi di loro meritasse di averla; e fino al presente pende la causa sotto il giudice. A cui veramente aspettar si debba, lasciolo giudicare a voi. |
There
once lived in this excellent city of ours a poor
man to whom were born three sons, but by reason
of his great poverty he
could find no means of feeding and rearing them.
On this account the three youths, pressed by
need and seeing clearly the cruel poverty of
their father and his decaying strength, took
counsel amongst themselves and resolved to
lighten the burden which lay upon their father's
shoulders by going out into the world and
wandering from place to place with a staff and a
wallet, seeking in this wise to win certain
trifles by the aid of which they might be able
to keep themselves alive. Wherefore, having
knelt humbly before their father, they begged
him to give them leave to go forth into the
world in search of their sustenance, promising
at the same time that they would come back to
the city when ten years should have gone by. The
father gave them the desired licence, and with
this purpose in their minds they set forth and
travelled until they came to a certain place,
where it seemed to them all they would do well
to part one from another. |
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Alla
soglia di questo castello v'è legato un basilisco.
Quivi Aglea, una delle piú graziate donne che sia al mondo, è rinchiusa... |
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TESTO |
Giovan Francesco
Straparola, Le piacevoli notti, a cura
di Giuseppe Rua; Bari: Gius. Laterza e Figli
Tipografi-Editori-Librai, 1927;
Notte settima, favola V;
http://www.intratext.com/IXT/ITA2969/_INDEX.HTM;
consultato il 16 ottobre 2018. Vedi: Le piacevoli notti. A cura di Donato Pirovano. Roma: Salerno Editrice, 2000. 2 Tomi. Notte settima, favola V. Tomo II, pp. 514-518. |
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TRADUZIONE ITALIANA |
© Adalinda
Gasparini 1996,
da Giovan
Francesco Straparola (1554–1557) Le piacevoli
notti. Notte settima, favola V. |
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TRADUZIONE
INGLESE |
The
Facetious Nights of Straparola. Translated by W.
G. Waters; illustrated by E. R. Hughes A.R. W.S.
London: Lawrence and Bullen 1894. http://www.surlalunefairytales.com/facetiousnights/night7_fable5.htmlconsultato
il 16 ottobre 2018. |
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ALTRE
TRADUZIONI |
Vedi
questa fiaba anche in VENETO.
Fiabe antiche e popolari d'Italia, testi
originali con traduzione a fronte a cura di Adalinda
Gasparini e Claudia Chellini. Forlì: Foschi Editore
2018. |
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IMMAGINE | Immagine tratta da Rapunzel di Paul
O. Zelinsky, http://www.kidlit411.com/2014/09/Kidlit411-Paul-O-Zelinsky-Spotlight.html; il basilisco è tratto da wiktionary, https://it.wiktionary.org/wiki/basilisco#/media/File:Animal_drawings_collected_by_Felix_Platter,_p2_-_(80).jpg; per enrambe le immagini: ultimo accesso 26/03/2023. |